Gattatico, Reggio Emilia . Ottant’anni fa, il 28 ottobre 1945, una folla immensa accompagnò i feretri dei Sette Fratelli Cervi e di Quarto Camurri lungo le strade di Reggio Emilia, quasi due anni dopo la loro fucilazione.
Migliaia di persone, insieme alle autorità, proseguirono poi fino a Casa Cervi e al cimitero di Campegine, luogo della Tomba Monumentale della Famiglia Cervi, trasformando un funerale in un atto collettivo che sancì l’ingresso della loro vicenda nella memoria pubblica della Resistenza italiana.
A distanza di otto decenni, quella data torna a vivere attraverso il grande progetto teatrale “I 7 Cervi”, scritto e diretto dal regista e drammaturgo Eugenio Sideri su idea di Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Cervi. L’iniziativa, sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna e promossa dall’Istituto Alcide Cervi con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, il Centro Teatrale MaMiMò e numerose realtà culturali del territorio — come il Teatro dell’Orsa, Le Rane, Il Punto Critico, Fnil Bus Theater e Teatro l’Attesa — non vuole essere una semplice commemorazione, ma un gesto collettivo di memoria, partecipazione e teatro civile.
La giornata sarà divisa in tre momenti aperti a tutti. La mattina, a partire dalle ore 10, un corteo scandito da azioni teatrali partirà da Casa Cervi per raggiungere il Cimitero di Campegine, che accoglie la Tomba Monumentale della Famiglia Cervi; nel tardo pomeriggio, alle ore 19, partirà un altro corteo dal Poligono di Tiro di Reggio Emilia, luogo della fucilazione dei Fratelli e di Quarto Camurri (il 28 dicembre 1943), al Teatro Ariosto, dove alle 20.30 inizierà lo spettacolo “I 7 Cervi. Hanno arato la terra e cadendo l’hanno seminata”.
I cortei sono a partecipazione libera e gratuita, mentre l’ingresso al Teatro Ariosto è a pagamento: biglietto unico 10 euro (info prenotazioni su www.istitutocervi.it o presso la biglietteria online della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia: www.iteatri.re.it/spettacolo/i-7-cervi).
Lo spettacolo di Sideri, allievo del Teatro delle Albe di Ravenna — realtà che ha ideato la pratica teatrale della chiamata pubblica e partecipativa — intreccia la tragedia dei Cervi al mito dell’Antigone di Sofocle.
Nella tragedia greca, Antigone sfida l’editto di Creonte che vieta la sepoltura del fratello Polinice, considerato traditore. In nome di un dovere più alto – la pietà e la giustizia – sceglie di disobbedire alla legge, accettando la morte pur di non rinunciare al rito del lutto.
Allo stesso modo, Genoeffa Cocconi, madre dei Cervi, rivendicò il diritto di piangere e onorare i propri figli, fucilati il 28 dicembre 1943 e rimasti senza sepoltura per quasi due anni. Una donna che il dolore consumò fino a spegnerla: morì di crepacuore il 14 novembre 1944, senza poter essere presente ai funerali solenni del 1945.
Sul palco, gli attori interpretano i Cervi e al tempo stesso i personaggi della tragedia antica: Genoeffa-Antigone, Alcide-Tiresia, Aldo-Emone, Gerarca fascista-Creonte. Gli attori principali restituiscono la vicenda con voci e radici autentiche: parti dello spettacolo sono recitate in dialetto reggiano, la lingua della campagna in cui i Cervi hanno vissuto e lavorato, per riportare la storia alla sua terra e al suo popolo. Come sempre nella storia la dignità umana e la compassione sono negate nel tempo dei tiranni.
Lo spettacolo sarà proposto nella matinée di venerdì 24 ottobre, in un appuntamento riservato alle scuole.
Domenica 26 ottobre alle ore 11.00, invece, presso il Ridotto del Teatro Valli di Reggio Emilia e nell’ambito della rassegna off di Finalmente domenica, sarà presentato il libro e testo teatrale “Cuori di terra. Memoria per i Sette Fratelli Cervi” di Monica Morini e Bernardino Bonzani, attori, autori, registi e direttori artistici della compagnia Teatro dell’Orsa. Gli autori dialogheranno con Cristina Valenti, direttrice artistica del Premio Scenario. Il testo nasce dallo spettacolo vincitore del Premio Scenario per Ustica.
“I 7 Cervi” è il frutto di un percorso partecipativo durato mesi, reso possibile anche grazie a tre laboratori teatrali estivi che hanno coinvolto numerosi giovani del territorio: “La ballata di chi cade” al Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia, “Il pianto della terra” a Casa Cervi e “Senza fiato e di corsa” al CAPAS dell’Università di Parma. Da questi percorsi sono stati selezionati i quattro attori del Coro Piccolo e altri giovani che hanno contribuito alla costruzione del progetto.
La cittadinanza ha risposto con grande entusiasmo alla chiamata pubblica per il Coro Grande dello spettacolo: decine di persone, unite dalla volontà di condividere un’esperienza teatrale e civile, daranno voce all’agorà di Tebe e alla folla dei funerali del 1945: una comunità che torna a farsi coro, memoria e presenza collettiva. La partecipazione, gratuita e aperta a tutti, ha trasformato questo progetto in un momento di incontro e di racconto condiviso, in cui il teatro si intreccia con la storia e con la memoria del popolo.


