Brescia – 28 maggio: nella ricorrenza dalla strage di Piazza della Loggia che sconvolse la città di Brescia, Editrice Morcelliana propone la lettura di tre grandi intellettuali del nostro tempo: per non dimenticare.
Emanuele Severino “Piazza della Loggia.Una strage politica”, pp. 64, € 10.
L’articolo sulla strage di Piazza della Loggia, scritto tre giorni dopo per «Bresciaoggi» e qui pubblicato con un’intervista a cinquant’anni di distanza, ha inaugurato l’intensa attività pubblicistica di Emanuele Severino su questioni di attualità politica. Un’analisi delle vicende storiche sotto il segno di un disincantato realismo, che significa leggere la contingenza alla luce di fenomeni più ampi e, nello specifico, leggere il terrorismo come effetto di relazioni ed equilibri internazionali e nazionali, dalle tensioni e trasformazioni del “Duumvirato” USA-URSS alle ricadute sulla politica interna.
Norberto Bobbio, “La strage di Piazza della Loggia“, pp. 80, € 10
Tra il 1979 e il 1994 Norberto Bobbio interviene più volte sulla strage di Piazza della Loggia con conferenze a Brescia, lettere e articoli. Riproposti in occasione del cinquantennale della strage, questi scritti, partendo dalla mancata acquisizione di una verità giuridica, vertono sugli arcana imperii, sul potere invisibile: un rischio involutivo insito nella democrazia, quando il potere si sottrae al controllo pubblico e l’opacità dei suoi comportamenti mina la coesione del contratto sociale. Come se la vita della democrazia, per la tensione tra potere e libertà, corresse il rischio ciclico di uno scivolamento nell’opposto: l’autocrazia, con il suo intreccio di «potere invisibile e violenza». Scritti che sono insieme, nel loro malinconico disincanto, una sorta di testamento civile e una sintesi della lezione di Bobbio sui fondamenti della democrazia e sulle sue promesse non mantenute.
Mario Cassa, “La lezione del 28 Maggio.Sulla strage di Piazza della Loggia”, pp. 64, € 10
La strage di Piazza della Loggia ha interrogato alcune delle menti più lucide della filosofia italiana contemporanea, memori del detto hegeliano secondo il quale «la filosofia è il proprio tempo appreso nel pensiero». Tra questi pensatori – oltre a Norberto Bobbio ed Emanuele Severino – un posto spetta a Mario Cassa, che all’interpretazione di quell’evento ha dedicato vari scritti. Se Bobbio e Severino si sono soffermati sul significato della strage dal punto di vista della politica interna e delle relazioni internazionali, Cassa dà conto dell’utopia delle vittime. Un’utopia – «che le istituzioni, gli uffici, gli strumenti dell’amministrazione e dell’ordine pubblico diventassero autentici, diretti strumenti della volontà popolare» – da lui letta come il meglio del retaggio cristiano-marxista intrinseco alle speranze dei giovani in rivolta dal 1968. Quella mattina in Piazza a essere uccise sono state le speranze di un’ultima generazione «non ancora rassegnata a consegnare il significato della vita privata e pubblica nelle mani onnipotenti, dei governatori del mercato».