lunedì 15 Settembre 2025

In viaggio nell’Ottocento lombardo

Brescia – La Rete dell’800 Lombardo riunisce Istituzioni che riconoscono il proprio tratto identitario comune nel patrimonio artistico e culturale del XIX secolo in Lombardia testimoniando con le loro collezioni la ricchezza, la molteplicità e la complessità di quell’epoca. Nata nel 2004, la Rete si è ricostituita nel 2019 grazie al supporto di Regione Lombardia con l’intento di valorizzare e promuovere luoghi e raccolte legati, a vario titolo, alla cultura ottocentesca.

La Rete dell’800 Lombardo intende sviluppare progetti di studio, ricerca e valorizzazione impegnandosi nella divulgazione del suo messaggio culturale allo scopo di offrire e garantire una migliore proposta attraverso strumenti integrati di guida al territorio, in un’ottica attrattiva volta a consolidare il pubblico esistente e coinvolgerne altro.

Le Realtà aderenti sono giunte ad essere ventiquattro e l’obiettivo è quello di aprire a nuovi istituti per riunire un’offerta culturale sempre più diffusa e ricca rispondendo a esigenze diverse e offrendo all’utenza modalità nuove, efficaci e coinvolgenti per apprezzare al meglio la ricchezza dell’Ottocento anche attraverso lo sfruttamento dei canali a sua disposizione: il sito, www.rete800lombardo.net; la sezione del portale dedicata alla didattica, www.rete800lombardo-edu.net; le pagine social di Facebook e Instagram; e l’attiva collaborazione con Associazione Abbonamento Musei.

Anche per il 2025 la Rete dell’800 Lombardo propone una grande festa diffusa, un programma regionale di eventi per un pubblico ampio, diversificato per fasce d’età e interessi, ma sempre attratto dalla cultura dell’Ottocento.
Il 4° Week end della Rete dell’800 Lombardo si terrà il prossimo 20 e 21 settembre confermando l’impegno dei musei che aderiscono a collaborare attivamente per creare occasioni sempre nuove di promozione del proprio patrimonio.

Il palinsesto ideato, già fruibile sul sito della Rete (https://www.rete800lombardo.net) comprende più di 30 attività che consentono al pubblico di vivere i musei attraverso visite guidate, focus espositivi, laboratori.

Dopo il grande successo delle passate edizioni, il “Weekend della Rete” torna per la quarta volta con un ricco programma di eventi, incontri, aperture straordinarie e iniziative diffuse che animeranno il territorio per due giornate all’insegna della cultura, dell’arte e della partecipazione.

Un’occasione speciale per raccontare la vivacità del network, unito nel valorizzare e condividere le mille sfaccettature di una vicenda artistica, storica e culturale unica: quella ottocentesca. I nostri Musei si attiveranno per costruire un’esperienza collettiva, capace di coinvolgere il pubblico e mostrare quanto la Rete sia uno strumento vivo e potente di promozione del patrimonio artistico, culturale e territoriale.

Il “Weekend della Rete” è molto più di una rassegna culturale: è un invito a scoprire e riscoprire insieme la ricchezza di un’epoca e la forza di una collaborazione che, grazie all’impegno condiviso, continua a crescere e a creare valore per il territorio.
Un evento da non perdere, aperto a tutti, con il desiderio di attrarre un pubblico sempre più ampio e curioso.

Le attività, ricomprese nel palinsesto qui presentato, sono distribuite su due giornate e calibrate per essere contenute nella durata e favorire la circolarità di pubblico tra i diversi istituti durante il weekend, anche in differenti città o province della Regione.

Accademia Carrara, Bergamo
Accademia Carrara nasce nel 1796 per iniziativa del conte Giacomo Carrara come complesso unico di Scuola di Pittura e Pinacoteca, in cui confluì la sua straordinaria raccolta di dipinti. Grazie a una serie di autorevoli direttori, da Giuseppe Diotti a Cesare Tallone, la Scuola di Pittura della Carrara si attesta nell’Ottocento come polo importante dell’educazione artistica. Nel corso di oltre duecento anni la collezione si è arricchita grazie a lasciti di numerosi donatori, comprendendo capolavori assoluti della Storia dell’Arte dal Quattrocento all’Ottocento, con Pisanello, Mantegna, Bellini, Botticelli, Raffaello, Lotto, Tiepolo, Canaletto, Hayez e Pellizza da Volpedo. Il patrimonio di opere d’arte dell’Ottocento che l’istituzione conserva, è intrinsecamente legato alla sua storia e ben rappresenta le molte vicende e tendenze dell’arte a Bergamo nel XIX secolo. Da gennaio 2023 Accademia Carrara ha riaperto al pubblico con la collezione permanente ripensata nel suo percorso espositivo, allestita nelle 16 sale al secondo piano dell’edificio, e con il primo piano interamente dedicato alle grandi mostre temporanee e alla valorizzazione del patrimonio non esposto.

Accademia di Belle Arti di Brera, Milano
L’Accademia di Brera nasce nel 1776; con l’arrivo dei francesi nel 1798, si avviò il nuovo piano di pubblica istruzione che confermò i già esistenti istituti, caricando l’Accademia di una rivoluzionaria centralità anche grazie alle azioni del segretario Giuseppe Bossi. Le raccolte si sono formate nell’ambito delle tre attività fondamentali dell’Accademia: educativa, espositiva, di documentazione e tutela. Attualmente l’Accademia è un ateneo pubblico nel settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Le sue raccolte comprendono: Quadreria, Gipsoteca, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, Fototeca, Biblioteca e Archivio storico.

Accademia di Belle Arti Tadini Onlus, Lovere BG
Si deve al conte Luigi Tadini (1745-1829) la decisione di costruire un palazzo in riva al Lago d’Iseo per esporre al pubblico le proprie raccolte d’arte formate tra la fine del Sette e l’inizio dell’Ottocento. Al centro del giardino si innalza la Cappella, costruita per ospitare la Stele Tadini, scolpita tra il 1819 e il 1821 da Antonio Canova. l secondo piano accoglie il Museo dell’Ottocento: le sale custodiscono documenti storici e artistici a cui si aggiungono le tre tele donate da Francesco Hayez ai nipoti Enrico e Carlotta Martinolli Banzolini, tra cui lo straordinario Ecce Homo, tra le ultime opere dell’artista.

Ateneo di Brescia, Accademia di Scienze, Lettere e Arti Onlus, Palazzo Tosio, Brescia
Palazzo Tosio, oggi sede dell’Ateneo di Brescia, Accademia di Scienze, Lettere e Arti, è un esempio magistrale di architettura neoclassica grazie agli interventi di Luigi Basiletti e Rodolfo Vantini. Molti sono gli artisti rappresentati a cui si sono aggiunti dal 2018, grazie alla Fondazione Brescia Musei, la maggior parte delle opere d’arte dell’età neoclassica e romantica raccolte dal conte Paolo Tosio (1775-1842). Negli ambienti del piano nobile si segnalano dipinti di Basiletti, Bisi, Borsato, Canella, D’Azeglio, Diotti, Ferrari, Granet, Migliara, Palagi, Podesti, Trecourt, Voogd, e sculture di Bartolini, Baruzzi, Gandolfi, Marchesi, Monti e Pampaloni.

Castello Bonoris, Montichiari BS
Costruito per volere del conte Gaetano Bonoris (1861-1923) su preesistenti ruderi medievali, il Castello Bonoris è uno degli esempi architettonici di stile neogotico più importanti della Lombardia. Il committente, un facoltoso banchiere, volle omaggiare la corte sabauda ispirandosi ai più noti esempi di architettura castellana del Piemonte e della Valle d’Aosta. Il castello, circondato da un parco romantico, sorge sulla collina di San Pancrazio e si caratterizza dalla presenza di torri e mura merlate e attenzione ai dettagli difensivi. All’interno spiccano la ricchezza dei materiali, delle decorazioni ad affresco e degli arredi realizzati dai migliori artisti e artigiani dell’epoca.

Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Milano
La Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” è un istituto del Comune di Milano che conserva un vastissimo patrimonio di stampe di ogni genere, epoca o paese, manifesti pubblicitari e volumi antichi e moderni. Il nucleo originario della Raccolta è costituito dalla donazione iniziale del collezionista Achille Bertarelli (1925), ma la sua attuale consistenza è dovuta, oltre che alle acquisizioni dirette, alla generosità di un grande numero di donatori che hanno contribuito a rendere questo insieme unico nel panorama culturale italiano e internazionale. La Raccolta – oggi costituita da circa 1.000.000 di stampe e da una biblioteca specialistica che conserva 23.000 volumi e oltre 600 testate di periodici – vanta numerosi esemplari di altissima qualità: dalle più antiche xilografie quattrocentesche a tavole di maestri contemporanei.
L’insieme principale dell’istituto risulta costituito da testimonianze iconografiche delle più varie manifestazioni della vita umana: vi sono rappresentazioni dei fatti di storia e di cronaca, ritratti, costumi, figurazioni popolari, vedute di città e monumenti, carte geografiche, soldatini e giochi, oltre a innumerevoli “piccole stampe”: ex libris, biglietti da visita, pubblicità, liste vivande, tessere, calendari, inviti, cartoline e tutti quei documenti “minori” che è opportuno conservare, perché sussidio prezioso nelle indagini storiche e di costume.

Civico Archivio Fotografico di Milano
Il Civico Archivio Fotografico di Milano, fondato nel 1933 al Castello Sforzesco grazie a Luca Beltrami (1854-1933), architetto, storico dell’arte, uomo politico, fotografo e collezionista di fotografie, è uno dei più importanti istituti italiani dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio fotografico. Conserva circa 1.300.000 fotografie originali databili dal 1840 ad oggi, relative al patrimonio storico-artistico e architettonico, alla storia urbanistica, sociale, politica, al paesaggio, alle esplorazioni, alla storia del teatro, del cinema, del design, della moda. La Raccolta Beltrami è stata la prima collezione pervenuta, costituita da campagne fotografiche sui beni storico-artistici promosse e concordate da Beltrami con diversi fotografi, tra i quali Antonio Paoletti. A questo primo nucleo si unirono la Raccolta Iconografica, composta dai direttori dei Musei civici Giorgio Nicodemi (1891-1967) e Costantino Baroni (1905-1956), dedicata al patrimonio artistico, alcuni fondi della Raccolta “Achille Bertarelli” e del Museo del Risorgimento. L’Archivio Fotografico è dunque l’esito di sedimentazioni progressive di fondi, collezioni e raccolte. Il nucleo ottocentesco delle collezioni, oltre alle raccolte già citate, è principalmente suddiviso, per quanto riguarda l’area lombarda, tra i fototipi del fondo Foto Milano (FM), dedicato ai principali monumenti e alle trasformazioni urbanistiche del capoluogo lombardo, quelli del fondo Lamberto Vitali (LV), che annovera i più importanti fotografi dell’Ottocento ed ha un’ampia parte dedicata al Risorgimento e quelli del fondo Lastre Antiche (LA), costituito attorno alla donazione di seimila lastre in vetro da parte del fotografo e collezionista Osvaldo Lissoni, nucleo formato anche da ulteriori fondi fotografici da lui acquisiti dal fotografo Carlo Fumagalli già entrato a sua volta in possesso del patrimonio documentario dello stabilimento fotografico Montabone. La filiale milanese di tale stabilimento, aperta nel 1859, fu la prima in Italia a dedicarsi all’illustrazione di musei e opere d’arte sotto la guida di Giuseppe Bertini. Altri fondi fotografici presentano significative testimonianze relative alla storia italiana del Risorgimento, come i fondi Avvenimenti Storici (AV) e Foto Ritratti (FR), o documentano i principali monumenti delle città italiane, come il fondo Vedute Italia (VI).

Fondazione Ugo Da Como, Lonato BS
La Fondazione Ugo Da Como valorizza, tutela e promuove il patrimonio lasciato dal Senatore Ugo Da Como (Brescia 1869-Lonato 1941) alla pubblica fruizione. La Fondazione è a capo di un complesso monumentale che comprende anche la Casa Museo di Ugo Da Como, detta “Casa del Podestà”. L’edificio, di origini quattrocentesche, venne restaurato tra il 1907 e il 1909 dal maggiore interprete bresciano dell’architettura di revival tardo ottocentesca, Antonio Tagliaferri (Brescia 1835-1909). Anche gli interni, organizzati secondo la logica delle period rooms e rimasti pressoché inalterati, testimoniano il gusto e il sentimento lombardo dell’abitare del XIX secolo. Oltre agli oggetti d’arte che arredano la Casa Museo di Ugo Da Como, è necessario citare le straordinarie raccolte archivistiche e librarie.
La Biblioteca è una delle maggiori raccolte private in Italia settentrionale con i suoi circa 52.000 volumi, databili a partire dal XII secolo; tra questi 404 incunaboli, migliaia di cinquecentine, rari volumi illustrati del Sei e Settecento. Il XIX secolo è rappresentato da significative opere bodoniane e dalla prima edizione del carme “Dei Sepolcri” con dedica autografa di Ugo Foscolo alla contessa bresciana Marzia Martinengo. 48 lettere scritte dal Poeta alla Nobildonna bresciana completano le preziose testimonianze foscoliane. Nel 2010 è giunto il “Fondo Tagliaferri”, costituito da quanto sopravvissuto all’interno dello studio di architettura di Antonio Tagliaferri (Brescia 1835-1909) prima e poi dal nipote di questi l’Ingegner Giovanni Tagliaferri (Brescia 1864-1936): circa 5mila disegni relativi ai maggiori cantieri di Brescia e Lombardia, principalmente databili tra il 1850 e il 1890. Nel 2011, attraverso il “Deposito del Cav. Luigi Nocivelli”, sono giunte oltre 400 opere di pregio comprendenti, per soffermarsi sul XIX secolo, la monumentale Déscription de l’Egypte (1809-1822) e l’opera di Jean François Champollion, Monuments de l’Egypte et de la Nubie (1835-1845). Nel 2020 la “Donazione Lombardi” ha consentito l’avvio di un’opera di studio e valorizzazione dell’operato dei lapicidi Lombardi, attivi dalla seconda metà del XVIII secolo sino al Novecento, anno di realizzazione del Vittoriano di Roma costruito con marmo di Botticino principalmente fornito dai Lombardi. La Fondazione Ugo Da Como garantisce le visite guidate e la consultazione dei fondi archivistici e librari L’Istituzione è un riferimento per lo studio della storia bresciana del XIX secolo, il “Museo Casa del Podestà” è riconosciuto dalla Regione Lombardia.

Gabinetto dei Disegni, Milano
La storia della civica Raccolta dei Disegni antichi ha inizio dal 1862, quando le prime opere iniziarono ad affluire nelle collezioni municipali da lasciti di collezionisti privati. I disegni furono esposti dal 1878 nella prima sede del Museo Artistico Municipale presso il Salone delle Esposizioni ai Giardini Pubblici. Dal 1900 la Raccolta trovò collocazione nel Castello Sforzesco, nuova sede dei Musei Civici grazie al restauro di Luca Beltrami.
Il Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco è collocato dal 1972 in una sede progettata dallo studio Albini-Helg-Piva affacciata sul cortile delle Armi, composta da una sala di consultazione e da un deposito delle opere originali. L’Istituto svolge una costante attività di conservazione preventiva delle opere originali e progetta campagne di restauro. Le opere sono collocate in un deposito climatizzato e periodicamente monitorate e riordinate. L’inventariazione e la catalogazione scientifica sono svolte conformemente alla normativa ICCD (Istituzione Centrale per il Catalogo e la Documentazione) con utilizzo del software SIRBEC e acquisizioni digitali a corredo delle relative schede. L’Istituto promuove progetti di studio e ricerca, perlopiù collegati alle attività di conservazione, orientati alla conoscenza delle collezioni e alla promozione della cultura artistica, aperta all’approfondimento storico, all’insegnamento didattico e al dibattito contemporaneo sulle arti e sulla cultura visiva. Vanno in questa direzione le attività che hanno come esiti esposizioni, pubblicazioni, conferenze e incontri. L’Istituto collabora attivamente con istituzioni museali, università, enti culturali e associazioni per quanto riguarda la valorizzazione dei propri fondi, l’organizzazione di incontri, giornate di studio e seminari, la partecipazione a progetti di ricerca ed eventi espositivi.

GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano
La Galleria d’Arte Moderna di Milano è stata istituita nel 1903 e conserva la più cospicua raccolta di opere dell’Ottocento in Lombardia. Allestita in un primo momento al Castello Sforzesco di Milano, dal 1921 ha sede nella settecentesca Villa Reale di via Palestro, in quella che fu la residenza del conte Ludovico Barabino di Belgiojoso progettata per lui da Leopoldo Pollack. Le sale al paino terra conservano parte delle originali decorazioni a stucco mentre al primo piano si trovano alcuni degli ambienti più sfarzosi del complesso frutto degli interventi di età napoleonica come la Sala da Ballo e la Sala del Parnaso.
La GAM conserva oggi un patrimonio di circa 3.500 opere, in parte esposte e in parte ricoverate in deposito, sculture giunte in museo grazie a donazioni e lasciti importanti avvicendatisi nel corso di tutto il Novecento.

Musei Civici di Monza
I Musei Civici di Monza nascono nel 1935 per esporre al pubblico – all’epoca in alcune sale della Villa Reale – una selezione del patrimonio civico di opere d’arte che il Comune, attraverso acquisti e importanti lasciti, ha via via accumulato a partire dalla fine del XIX secolo. Dal 2014 il museo è allestito negli spazi della Casa degli Umiliati, uno storico edificio nel cuore di Monza legato nel Medioevo all’ordine religioso degli Umiliati, restaurato e adibito a sede museale con un percorso permanente che prevede oltre 140 pezzi articolati in 13 sezioni.
Ampio spazio nel museo è dato alle testimonianze d’arte del XIX secolo, dal Romanticismo al Divisionismo. Il percorso invita il visitatore a scoprire l’eleganza della ritrattistica e della pittura di gusto romantico ispirata dalla letteratura della prima metà del secolo, con la splendida Monaca di Monza di Giuseppe Molteni, il Ritratto di giovane donna attribuito ad Hayez e il delicatissimo Busto femminile in marmo di Giuseppe Grandi.
Dal ritratto al paesaggio, il percorso si muove dalle vedute urbane di Angelo Inganni – con la Veduta della Contrada Nuova del 1850 – inoltrandosi nella seconda metà del secolo, con una produzione pittorica ispirata dall’Impressionismo e dai temi di rilevanza sociale interpretati con toni nostalgici, documentati dalle opere dei maestri monzesi Mosè Bianchi, Eugenio Spreafico, Emilio Borsa. Pompeo Mariani introduce le sue splendide marine e i temi legati all’orientalismo, rappresentati anche dalle sculture di Ernesto Bazzaro che plasma la materia con vibranti effetti di luce, mentre Achille Tominetti ci apre lo sguardo sul Divisionismo e sulle sue implicazioni simboliche.
Il museo conserva anche un’importante collezione di stampe antiche, con un significativo nucleo di fogli ottocenteschi realizzati dal più illustre incisore monzese, Giuseppe Longhi, e dalla sua scuola.

Musei Civici di Pavia
I Musei Civici di Pavia – ospitati dalla metà del secolo scorso nel trecentesco Castello Visconteo – traggono origine dal lascito testamentario del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835). I musei comprendono oggi raccolte eterogenee per tipologia e cronologia, suddivise in diverse sezioni: il secondo piano è tutto dedicato alle raccolte ottocentesche: il Museo del Risorgimento con la sala dedicata alla I Guerra Mondiale, la Gipsoteca e la Sezione di Scultura moderna; la Quadreria dell’Ottocento, la sala della Civica Scuola di Pittura, la Collezione Morone. La Quadreria presenta un percorso cronologico dal Neoclassicismo al Simbolismo con opere di Francesco Hayez e Giuseppe Molteni.

Museo Civico Ala Ponzone, Cremona – ENTE CAPOFILA
Il nucleo originario della Pinacoteca e delle Collezioni del Museo Civico di Cremona si deve al legato testamentario del marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone (1761-1842); subentrato il Comune di Cremona, quale erede delle sostanze del marchese, si giunse all’inaugurazione delle sale espositive in Palazzo Ala Ponzone nel 1888. Nel 1928 la Pinacoteca e le raccolte artistiche vennero trasferite nell’attuale sede di Palazzo Affaitati. La collezione ottocentesca si sviluppa a partire dalla Sala 10 dove sono accolte alcune opere di Giuseppe Diotti e Giuseppe Molteni. La Sala 11 illustra, inoltre, l’attività cremonese di Giovanni Carnovali e la produzione di incisore di Giovanni Beltrami. Al secondo Ottocento è dedicata la Sala 16.

Museo Bagatti Valsecchi, Milano
A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, i due fratelli Bagatti Valsecchi si dedicarono alla ristrutturazione della dimora di famiglia situata nel cuore di Milano: un palazzo tra via Gesù e via Santo Spirito, oggi al centro del quadrilatero della moda. Parallelamente, i due fratelli iniziarono a collezionare dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi con l’intento di allestirli nella loro casa così da creare una dimora ispirata alle abitazioni del Cinquecento lombardo.
Un progetto incredibilmente attuale, anche per il desiderio dei fratelli di concentrare nella loro dimora tutto ciò che di avveniristico nel mondo dell’epoca potesse esserci – riscaldamento, acqua corrente e luce elettrica – e farlo incontrare con il massimo della raffinatezza. Dopo la morte di Fausto e di Giuseppe, casa Bagatti Valsecchi continuò a essere abitata dagli eredi sino al 1974, anno in cui venne costituita la Fondazione Bagatti Valsecchi, alla quale venne donato il patrimonio delle opere d’arte raccolto dai due fratelli. Vent’anni dopo, nel 1994, apriva al pubblico il Museo Bagatti Valsecchi, una delle case museo meglio conservate d’Europa e una delle prime grandi espressioni del design milanese.

Museo del Risorgimento di Milano
Il Museo del Risorgimento nasce nel 1884 dalla volontà dei milanesi di inviare all’esposizione Generale Italiana di Torino una raccolta di testimonianze relative all’epopea risorgimentale. Chiusa la mostra, i materiali trovarono una prima sistemazione nel Salone dei Giardini Pubblici (ex Convento delle Carcanine) per essere poi trasferiti nel 1896 al Castello Sforzesco. Oggi il Museo ha sede nel settecentesco Palazzo Moriggia, progettato nel 1755 da Giuseppe Piermarini a ridosso del vasto complesso di Brera. Già sede, in epoca napoleonica, del Ministero degli Esteri e, in seguito, del Ministero della Guerra, il palazzo, passato nel 1900 alla famiglia De Marchi, fu donato al Comune di Milano dalla moglie del celebre naturalista Marco De Marchi e in quell’occasione destinato a sede museale. Fin dalla nascita il Museo si presentò come una istituzione in grado di affiancare ai compiti di tutela della memoria e di costruzione dell’identità nazionale che gli erano propri il ruolo di istituto impegnato nel campo della ricerca grazie all’organizzazione di una biblioteca e di un archivio, che sono oggi tra i più importanti in Italia per lo studio della storia nazionale recente.
Attraverso un articolato insieme di materiali composti da stampe, dipinti, sculture, disegni, armi e cimeli, le collezioni illustrano il periodo della storia italiana compreso tra la prima campagna di Napoleone Bonaparte in Italia (1796) e l’annessione di Roma al Regno d’Italia (1870). L’ultimo allestimento risale al 2011 in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Mantenendo intatta la sequenza cronologica, il percorso espositivo, suddiviso in 14 sale, evidenzia alcuni episodi chiave della storia milanese ottocentesca e della costruzione dell’identità nazionale nel Risorgimento: l’ampia offerta stimola nuove riflessioni nel pubblico, permettendo di esplorare e riflettere sulla storia passata e sulle sue connessioni con quella contemporanea.

Museo del Risorgimento – Leonessa d’Italia, Brescia
Frutto di un lungo lavoro progettuale, il nuovo percorso espositivo, inaugurato nel 2023 negli ambienti del Castello di Brescia, racconta il Risorgimento in quanto fenomeno di caratura europea e di stringente attualità. Quadri, sculture, cimeli e “reliquie” sono letti e restituiti come manifestazione materiale della lunga e complessa storia culminata nell’Unità italiana. La ricca collezione digitale accompagna e integra una narrazione che arriva sino ai nostri giorni, coinvolgendo il visitatore nelle vicende che hanno visto Brescia al centro del Risorgimento, rendendola celebre nel mondo come Leonessa d’Italia.

Museo Diotti, Casalmaggiore CR
Il Museo Diotti nasce nel 2007; la collezione è incentrata soprattutto sulla figura del pittore neoclassico Giuseppe Diotti (1779-1846) che, dopo il trentennale magistero all’Accademia Carrara di Bergamo, abitò questo edificio negli ultimi anni della sua vita. L’attuale percorso museale, pur attento alle destinazioni d’uso originarie dei vari ambienti, è ordinato in modo cronologico, a partire dalle premesse settecentesche, passando attraverso la formazione di Diotti e il suo metodo di lavoro sino agli sviluppi della sua scuola, soprattutto nell’ambito della ritrattistica. Per la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento il percorso comprende anche artisti legati alla Scapigliatura e al Divisionismo.

Museo Lechi, Montichiari BS
Il museo espone la storica quadreria dei conti Luigi e Piero Lechi, discendenti da una famiglia di generali napoleonici e collezionisti illuminati che nel maggio 2005 decidevano di donare le loro collezioni al Comune di Montichiari. Le quattordici sale del percorso espositivo, ricche di testi descrittivi, si concentrano su dipinti dal Quattro all’Ottocento con capolavori di Moretto, Procaccini, Gaulli, Pittoni, Magnasco, Basiletti e un gruppo di importanti opere di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto. Nel corso del XIX secolo nella collezione Lechi sono confluite per eredità le raccolte artistiche di antiche famiglie dell’aristocrazia bresciana, come i Fenaroli, gli Avogadro, i Maffei Erizzo, i Valotti e i Polini.

Museo Poldi Pezzoli, Milano
Il Museo Poldi Pezzoli, uno splendido esempio di casa museo, viene aperto nel 1881, due anni dopo la morte del suo fondatore Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879). Le sale dell’appartamento privato furono decorate dai maestri dell’Accademia di Brera seguendo il gusto dell’istorismo. Nasceva così la Fondazione Artistica Poldi Pezzoli, una delle più straordinarie collezioni d’arte italiana dal XIV al XIX secolo. La raccolta comprende anche una ricca biblioteca, ereditata dagli avi, opere della raccolta della madre Rosa Trivulzio (1800-1859), grande collezionista di scultura romantica, proprietaria, fra l’altro, della famosa Fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini, nonché opere acquisite successivamente, tra cui la raccolta di disegni e stampe di Riccardo Lampugnani.

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, Milano
Palazzo Morando, nel cuore del quadrilatero della moda, è una dimora storica donata alla Città dalla contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini nel 1945.
Il primo piano ospita un museo in cui una serie di vedute racconta l’evoluzione urbanistica e sociale di Milano tra la seconda metà del XVII e i primi anni del XX secolo. Sempre al piano nobile, alcuni ambienti decorati ad affresco e stucco testimoniano il gusto per l’arredo tra Settecento e Ottocento. Dal 2010 Palazzo Morando è sede della collezione di Costume e Moda del Comune di Milano: un patrimonio di abiti e accessori databili dal Seicento ai primi anni Duemila esposto periodicamente a rotazione.

Pinacoteca di Brera, Milano
La Pinacoteca di Brera, aperta al pubblico nel 1809, raccoglie capolavori dell’arte italiana e straniera dal XIII al XX secolo, allestiti al piano nobile dell’omonimo palazzo, sede anche dell’Accademia di Belle Arti.
Il complesso, di impronta tardo barocca, sorge sui resti di un convento trecentesco dell’ordine degli Umiliati e, dalla seconda metà del Settecento, ospita l’Accademia, grazie all’iniziativa dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Il museo nasce invece per volontà di Napoleone Bonaparte, come raccolta di opere esemplari da destinarsi alla formazione degli studenti, che radunasse capolavori di pittura italiana, prelevati da chiese e conventi soppressi negli anni di Milano capitale del Regno Italico.
A differenza di altri grandi musei italiani Brera non ha origine dal collezionismo privato di regnanti e famiglie nobili ma da un’iniziativa politica di stato. Le collezioni si sono arricchite negli anni attraverso scambi, acquisti e donazioni.

Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
La Pinacoteca Tosio Martinengo, con la sua importante collezione di opere, ha riaperto nel 2018 dopo un lungo restauro, presentando un nuovo percorso espositivo recentemente implementato e rinnovato. L’intenzione è quella di guidare il visitatore dal tardo-gotico fino al primo Ottocento attraverso le opere di Angelica Kauffmann, Andrea Appiani, Berthel Thorvaldsen, Antonio Canova e Francesco Hayez. Molti di questi straordinari e notissimi capolavori provengono dalla collezione di Paolo Tosio. Vi è inoltre l’importante presenza di numerosi objets d’art provenienti dalla raccolta di Camillo Brozzoni, specializzata in arti decorative e aperta alle tendenze più avanzate del collezionismo europeo del tempo.

Villa Carlotta, Tremezzina CO
Edificata alla fine del Seicento come luogo di delizia dei marchesi Clerici, nel 1801 la Villa fu acquistata da Giovanni Battista Sommariva, uomo di fiducia di Napoleone a Milano che ne rinnovò gli interni secondo il gusto neoclassico ospitando capolavori di Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen e Francesco Hayez. Nel 1843 la Villa fu ceduta con la sua raccolta d’arte alla principessa Marianna di Orange-Nassau e poi alla di lei figlia Carlotta. Luogo di riposo e di villeggiatura fino allo scoppio della prima guerra mondiale, l’edificio fu arricchito negli anni di nuove decorazioni e arredi, mentre il parco fu trasformato in vero e proprio giardino botanico. Dal 1927 la villa, le collezioni e il parco, divenuti di proprietà statale, sono affidati alla gestione dell’Ente Villa Carlotta.

Villa Monastero, Varenna LC
Le vicende di Villa Monastero di Varenna si svolgono in un arco di tempo piuttosto lungo: il suo attuale aspetto di dimora eclettica di fine Ottocento è il frutto di vari interventi che si sono sovrapposti in nove secoli di vita.
La Villa nasce infatti dalla trasformazione di un antico monastero femminile di fondazione cistercense dedicato a Maria Vergine, sorto alla fine del secolo XII per filiazione di quello di Acquafredda, nella vicina Lenno.
I lavori di edificazione della dimora spettano alla famiglia valsassinese Mornico, che detenne la proprietà per più di tre secoli e la rese nota sul Lario come “Villa Leliana”, dal nome di colui che trasformò il cenobio in residenza tra il 1609 e il 1645. Conserva tuttora l’impianto complessivo originario seicentesco, come evidenzia l’arioso loggiato a lago, pur con varie trasformazioni subite nel corso dell’800.
Nel 1862 la dimora venne venduta all’ingegnere Pietro Genazzini di Bellagio, che si stabilì a Varenna e intraprese alcuni lavori di sistemazione; pochi anni dopo, nel 1869, fu costretto a rivenderla per dissesti finanziari.
Il nuovo acquirente fu un personaggio di spicco del mondo milanese, Carolina Maumari vedova Seufferheld (1811-1894).
La gentildonna era figlia terzo genita del negoziante di seta svizzero Giovanni Bartolomeo Maumari e di Maria Antonietta Blondel, sorella di Enrichetta, sposa di Alessandro Manzoni; la sorella Luisa sarà moglie del patriota Massimo d’Azeglio, che in prime nozze si era legato a Giulia Manzoni, figlia dell’autore de “I Promessi Sposi”.

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