Reggio Emilia- A Palazzo dei Musei è stata inaugurata la mostra dell’artista francese Luc Ming Yan “La tartaruga e il palombaro. Visioni tra natura e pittura”.
Il dialogo costante tra archeologia, arte, fotografia e scienze è uno degli obiettivi principali del nuovo Palazzo dei Musei, che si propone di utilizzare le sue raccolte per lasciare aperte le infinite variazioni narrative, poetiche e scientifiche che potenzialmente offrono alla cultura contemporanea. Nell’idea che anche gli artisti, come gli studiosi e gli esperti delle varie discipline, possano utilizzare come fonti e come strumenti di analisi le collezioni dei Musei Civici, si promuovono forme di collaborazione che stimolino sguardi nuovi e inattesi.
In questo senso l’incontro che il giovane artista francese Luc Ming Yan ha avuto col il museo, e in particolare con le collezioni naturalistiche della Collezione Spallanzani e delle raccolte di zoologia e di anatomia, ha generato un’immediata risonanza, concretizzatasi poi in una mostra che apre un dialogo e una riflessione tra natura e pittura.
La mostra, a cura di Alessandro Gazzotti, presenta 48 opere dell’artista nato a Digione nel 1994 e attivo tra Parigi e Shanghai; 48 oli su tela caratterizzati da una grande varietà stilistica e da un gusto particolare per il colore che lo rendono un autore originale nel panorama della pittura contemporanea.
Le opere dialogheranno direttamente con le collezioni naturalistiche, in particolare con il grande fossile di balena “Valentina”, fondamentale ritrovamento pliocenico del nostro territorio, in uno stimolante confronto.
La mostra è inoltre accompagnata da un testo di Davide Ferri, curatore e critico d’arte, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e dal 2019 curatore della sezione “Pittura XXI” all’interno di Arte Fiera, Bologna molto appassionato al lavoro di Yan. Scrive Ferri: “la partitura si sviluppa, di sala in sala, attraverso l’accostamento di questi due versanti del lavoro di Luc Ming Yan.
Da una parte lavori che mostrano un magma, un nucleo denso di pennellate convulse, movimentate e contrastate, dall’altra lavori marcatamente figurativi, dove appaiono animali (come ratti, volatili, scimmie, gatti), teschi, figure metamorfiche, aliene, vagamene mostruose, che sembrano provenire da un immaginario contaminato da suggestioni manga o pop. Non solo: elementi pre-figurali, brandelli di forme (come zampe, corna, o artigli affilati) possono apparire anche all’interno dei dipinti astratti, dando l’impressione di scaturire da quel magma fecondo e generativo, posizionandosi ai bordi o appena fuori da questo. Come se in quei lavori fosse in corso un combattimento con l’immagine, e proprio l’energia concitata che occupa la superficie fosse il luogo in cui hanno origine tutte le forme e le figure dei suoi dipinti”.