Bergamo- Viviamo tempi di spiazzamento che ci costringono a interrogarci sul nostro posizionamento, a prendere parola e a esserci. È da questa necessità che Festival ORLANDO torna, per la dodicesima edizione, con passo sempre più deciso.
Quest’anno si sceglie di indagare il campo aperto del fallimento. Se il successo è l’esito di un sistema di norme rigide che non tiene conto della pluralità di prospettive, di identità, di corpi, di possibilità e di soluzioni altre di abitare il mondo, “può darsi allora che il fallimento, in fin dei conti, sia più semplice e offra un altro tipo di ricompense” (J. Halberstam).
Sebbene si accompagni a uno spettro di emozioni non piacevoli, fallire significa anche avere esperienza delle falle di un sistema che pretende un solo tipo di successo. Ci chiediamo se proprio quelle falle non siano lo spazio fertile dove si dischiudono nuove possibilità di fare mondo.
Festival ORLANDO 2025 invita, quindi, a guardare là dove il successo non vuole guardare: a osservare quello che si nasconde sotto il tappeto, ad affrontare l’elefante nella stanza che eventualmente si può rivelare giraffa, come nell’immagine del fotografo Martin Kollar che abbiamo scelto per rappresentare questa edizione.
Il programma che abbiamo preparato combina, da una parte, l’esito di progetti artistici che ci hanno permesso di arrivare vicino a contesti e persone che non avremmo conosciuto altrimenti e, dall’altra, spettacoli e performance di artist* nazionali e internazionali che rivendicano il margine come punto di osservazione più ampio.
Grazie a loro vogliamo diventare consapevoli del fatto che, come disse Virginia Woolf, è sempre meglio essere chius* fuori che essere chius* dentro a un sistema che è beneficio solo di poche persone. Piuttosto che al podio dei migliori, preferiamo tendere all’orizzonte di pluralità dove ci sia posto per tutt* perché, di fatto, “nel fallire, siamo sempre in compagnia” (J. Halberstam).
In questi tempi, osserviamo il mondo e vediamo che abbiamo sbagliato tanto, ma non tutto, e quindi vogliamo allenarci a usare una grammatica della possibilità per esprimere il desiderio fondamentale di vivere la vita altrimenti.