Crema, Cremona – Appuntamento con la nuova mostra di Francesco Lodigiani. Spiega la curatrice di “Fragile”, l’esperta d’arte Silvia Merico: “Fragile non è un’idea organizzata e realizzata attorno a un tema, non è un concetto generatore di opere artistiche, bensì l’autodefinirsi di una traccia, un filo che conduce inquietudini e contenuti di non semplice definizione e che, anche a posteriori, Francesco Lodigiani riporta alla sostanza della fragilità –un fiore, un volto sfregiato, un cuore di vetro, un ‘vedere’ attraverso le sbarre.”
Fragile è qualcosa da maneggiare con cura, come ad esempio il concetto di rispetto, che nella nostra quotidianità si perde in fumose definizioni, vacilla sotto il peso dei soprusi, della violenza in tutte le sue forme, dell’arroganza dei modi e delle parole.
Non siamo qui per intrattenerci, per distrarci, ma per esporci, per ‘sentire’, per dare un nome a ciò che proviamo.
“Conobbi Francesco molti anni fa. Ci incontrammo per caso, mentre stavo piangendo, e proprio quel momento di fragilità diede inizio alla nostra collaborazione. – ha raccontato Arwen Imperatori Antonucci, consigliere della Fondazione San Domenico con delega all’arte – Di lui conservo un ricordo vivido e gentile: visto il mio entusiasmo per l’arte, mi propose di aiutarlo a pastellare un disegno preparatorio per le vetrate di una chiesa. Ritrovarlo oggi, con questa mostra, è come chiudere un cerchio. Riconosco in queste sue opere la stessa sensibilità con cui continua a leggere il mondo, trasformando la vulnerabilità umana in linguaggio condiviso, possibilità di bellezza.”
Francesco Lodigiani non ci lascia soli in questo cammino emotivo nella fragilità; lui stesso se ne è fatto carico, attraverso gli strumenti che meglio sa utilizzare: con passione, cura e rispetto registra il palpito della vita, la rabbia per l’ingiustizia, lo sgomento di fronte alla guerra, il peso specifico dei sentimenti, le inquietudini del contemporaneo, il lento perire della natura in un mazzo di fiori dai colori vivaci ma frusti. Il segno graffia, colpisce, strappa la pelle dell’opera nell’attimo stesso in cui vi si posa; irrompe e si fissa con una macchia di inchiostro sulla carta o si scioglie nel vetro che lo cattura e lo imprigiona ancora vibrante.
Continua Merico: “Anche la recente esperienza artistica in un carcere ha alimentato con puntuale consonanza la poetica di questa mostra: a volte per ricostruire il significato della libertà si deve guardare il cielo attraverso delle sbarre. Allora un qualunque viso, un fiore, un inconsapevole insetto diventa parte di un nuovo orizzonte limitato ma plausibile.
Tale è la cifra dell’espressività artistica di Lodigiani, che non smette di interrogarsi e di dare forma al sentire dell’essere umano.
Fragile è la speranza di un tempo migliore, è l’impulso alla vita, è il respiro in tensione, è il confine tra dentro e fuori, è la bellezza in ogni sua declinazione.
Fragile è il sentire di un’epoca senza pace, in continua attesa di una rottura, forse definitiva.”


