martedì 30 Aprile 2024

Una storia ritrovata

Gattatico, Reggio Emilia. 60 opere tra sculture e dipinti dell’artista di Pegognaga (MN) Antonio Facci sono esposte in una mostra presso gli spazi espositivi di Casa Cervi da domenica 23 aprile.

Una storia ritrovata” con dipinti e sculture, per lo più inedite dell’artista mantovano, nato in una famiglia poverissima il 31 dicembre 1911. Comincia a lavorare a undici anni in una stalla e, seguendo un’innata vocazione per il disegno e la pittura, frequenta la Scuola d’Arte e Mestieri di Suzzara, riuscendo, grazie a una borsa di studio del Comune in cui è nato, a iscriversi e a seguire i corsi dal 1934 al 1938, dell’Istituto d’Arte e successivamente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Antonio Facci scompare il 7 settembre 1992, lasciando circa duecento dipinti, un migliaio di disegni e un centinaio di terrecotte.

L’inaugurazione, prevista per le ore 11, inizierà con i saluti di Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi, e di Matteo Zilocchi, Sindaco del Comune di Pegognaga, che patrocina la mostra. A seguire, l’intervento dell’esperto d’arte Sandro Parmiggiani, che porterà alla scoperta dell’artista nato nel 1911 e morto nel 1992. All’inaugurazione saranno presenti i famigliari di Facci, Doriana e Marusca Facci, Giuseppe e Giovanni Melandri. Parte delle opere visibili nella mostra saranno donate dalla famiglia all’Istituto Alcide Cervi. La mostra sarà visitabile fino all’11 giugno.

«Antonio Facci è qui con noi a Casa Cervi, nel cuore di questo 25 aprile», dice Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi. «Ha attraversato il ‘900, ha patito la discriminazione fascista, ha scelto nella libertà dell’arte di cantare la vita, la natura, il lavoro, l’umanità contadina, la Resistenza. Ha voluto che solo l’arte parlasse, senza mettersi sotto i riflettori».

«Si tratta di una donazione speciale, segno di un processo che non si ferma e che anzi si rinnova trovando altri modi per tenere viva la trasmissione della memoria e della storia, dove l’arte gioca un ruolo fondamentale, incontrandosi sempre con i valori fondativi della vita», aggiunge Paola Varesi, Responsabile del Museo Cervi.

Facci rivela un’attenzione alla dimensione del quotidiano, senza però essere intimista: le sue opere, riferite per lo più al mondo povero, contadino e operaio, nel quale è cresciuto, si manifestano come prezioso giacimento di memorie, e racconto di un pezzo della pianura padana e delle sue genti, calati nella vita e nella storia del Novecento. I soggetti più comuni dei suoi dipinti sono ritratti, nature morte e paesaggi. Nelle sculture in terracotta vengono spesso rappresentate le attività della vita dei contadini e degli artigiani del mondo che lo circonda: dalla mungitura all’aratura, dal taglio della legna alla caccia.

L’inaugurazione sarà l’occasione per presentare il catalogo dell’artista, a cura di Sandro Parmiggiani, Paola Varesi e Mirco Zanoni, che comprende altre opere oltre a quelle contenute nella mostra. Si tratta di un primo passo per dare il giusto riconoscimento all’opera di Antonio Facci. Con la mostra e il catalogo si traccia per la prima volta un’indagine critica dell’artista, coinvolgendo le persone che lo hanno conosciuto e che possiedono i suoi dipinti e le sue statue.

 

L’inaugurazione della mostra è a ingresso libero e si concluderà con un piccolo aperitivo.

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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