venerdì 26 Aprile 2024

Brescia carioca…a fine Ottocento

Anche l’imperatore del Brasile sulle rotaie bresciane. A far gli onori di casa, per conto della Prefettura, l’allora “consigliere delegato”, Angelo Cova, destinato a diventare prefetto, anche a Brescia e per ben due volte, rispettivamente, dal 1898 al 1899 e dal 1901 al 1904.

Una notizia che andava riguardandolo sul giornale “Il Cittadino di Brescia” del 9 marzo 1888, ne intercettava la progressione della carriera: “In prefettura – Un telegramma annunzia che il cav. Leonardo Ambrosetti, consigliere delegato presso la Prefettura di Brescia, è stato nominato Prefetto di Avellino e che verrà a sostituirlo l’attuale sottoprefetto di Chiari, Cova cav. Angelo. La notizia della promozione del Cav. Ambrosetti, sarà certamente accolta con piacere da quanti lo conoscono, dolenti solo che l’egregio funzionario abbandoni la nostra città, dove lascia di sé ottima memoria”.

Alla fine del mese appena successivo, nella stazione ferroviaria del capoluogo bresciano, capitava un illustre viaggiatore, nella persona di Pedro II, (1825 – 1891) ultimo imperatore del Brasile, di cui il quotidiano “Il Cittadino di Brescia” provvedeva a citarne la sosta, oltremodo fugace, il 30 aprile 1888 “Passaggio dell’Imperatore del Brasile. Don Pedro II, viaggia veramente in incognito, tanto che, ieri, quasi nessuno seppe ch’egli passava dalla nostra stazione col diretto dell’1,59, proveniente da Venezia.

Erano ad ossequiarlo, il cav. Cova, Consigliere delegato e pochi altri signori, fra i quali vedemmo la Contessa Camilla Dè Facchi colla Contessina Fè d’Ostiani, figlia dell’attuale plenipotenziario ad Atene, che fu per parecchi anni ministro al Brasile. L’imperatore si intrattenne molto affabilmente con il cav. Cova e le signore salirono in vagone ad ossequiare l’imperatrice. Accompagnano i sovrani, un loro nipote, due ciambellani, il medico di corte, e alcune dame.

Viaggiano in due vagoni con coupè a letto. Hanno, poi, una ventina di persone al seguito. Don Pedro d’Alcantara è presso ai sessantatre anni. Marito, da quasi mezzo secolo, di Teresa Cristina Borbone di Napoli, e madre di Isabella maritata a Luigi Filippo d’Orleans, conte d’Eu, nipote dell’ultimo re dei francesi, Luigi Filippo, spazzato via dalla rivoluzione del 1848. (….). E’ un uomo alto, dallo sguardo mite, dalla bianca e lucente barba, dall’aspetto simpatico, dalla cera bonaria. Sua passione predominante: la musica e la letteratura: più che sovrano, egli è un artista”.

La trasferta imperiale proseguiva subito per Milano, nella quale metropoli sarebbe, poi, presto, ripreso il viaggio dell’insolita comitiva, per un più lungo soggiorno in un’amena località francese.

Ad Aix les Bains, in Savoia, sul lago Bourget, l’imperatore si sarebbe ripreso da una crisi di pleurite, come indisposizione di un qualche rilievo certamente maggiore rispetto al malessere capitato, invece, ad Umberto, re d’Italia, in quella stessa primavera, ancora secondo la cronaca tracciata da “Il Cittadino di Brescia” il 15 giugno 1888, pubblicando a proposito de “Il Re svenuto a Bologna. Durante la cerimonia della distribuzione delle lauree d’onore a Bologna, il Re che vi assisteva, impallidì ad un tratto.

La regina fu la prima ad accorgersene. Gli fu portata una poltrona ed un bicchier d’acqua. Indi, a poco, il re si riebbe, e fun in grado di assistere alla cerimonia fino alla fine. Poi, si ritirò a Palazzo. La sera, completamente rimesso, potè uscire colla Regina e recarsi ai Giardini Margherita”.

Ospite ad Aix les Bains, l’imperatore del Brasile si era presentato con “circa 90 bauli e casse “, giungendovi “ in un vagone pulmann di un treno speciale”, come, ancora, non avevano mancato di particolareggiare le cronache del tempo, tratte dalla medesima testata giornalistica, il 5 giugno 1888, che aggiornava il periodare del tragitto imperiale, a margine dell’avvenuta partenza dell’illustre regnante da Milano, sulla stampa locale, nella quale, a tema della realtà brasiliana, ascritta ai suoi vertici istituzionali, il 14 maggio 1888, era stata data pure informazione relativa a “La Rosa d’oro alla reggente del Brasile. Abbiamo da Roma: l’invio della Rosa d’oro alla Principessa Isabella, reggente dell’Impero del Brasile, sarà fatta per mezzo di un prelato mandato in missione straordinaria a Rio Ianeiro.

Insieme al dono pontificio, la Principessa riceverà una lettera del Santo Padre di elogio alle dame cattoliche brasiliane che sotto la presidenza della reggente zelano con tanta carità l’opera dell’abolizione degli schiavi. La Principessa Isabella, contessa d’Eu, futura erede del trono brasiliano, conta 41 anni. E’ donna di elevata intelligenza come il padre don Pedro, di ardente pietà e di cuore magnanimo. Il Papa ha partecipato questa sua decisione, all’Imperatrice a Milano, con un dispaccio in cui rinnova i suoi voti, per la guarigione dell’Imperatore”.

Abolita, finalmente, la schiavitù in Brasile, tale enorme Paese latino-americano avrebbe, naturalmente, seguitato ad attirare, ancora, l’attenzione internazionale, anche per quello sbocco occupazionale mediante cui il suo approdo esercitava una sedicente presa funzionale alle tendenze di un’emigrazione che, dalla “vecchia Europa”, spingevano verso un’avventurosa e spesso disperata ricerca di una migliore qualità di vita da andarsi ad assicurare, disseminando impronte a definizione di un contesto, invece, varie volte compromesso da problematiche ritenute materia da evidenziare, in stampa, come, ad esempio, emblematico, in tal senso, appare, nell’edizione de “La Sentinella Bresciana del 08 maggio 1899, l’avvisare che “Un rapporto del console generale in San Paolo (Brasile) dice che il Paese, causa il deprezzamento della cartamoneta e del prezzo del caffè – quasi unico prodotto – attraversa una terribile crisi: molte fazendas sono abbandonate; i lavoratori, fra i quali moltissimi italiani, vedono perduti i loro crediti verso i fazenderos che nemmeno possono convenire in giudizio.

Unica salvezza per il Paese è cambiare la coltivazione, variandola. Oltre ai cereali, la canapa, il gelso, la vite, i foraggi pei bisogni interni, pei quali il Paese è tributario dell’estero, si potrebbe introdurre la canna da zucchero ed il cotone (che già comincia a coltivarsi), l’albero della mangabeira per una lucrosa esportazione della gomma elastica. Il console dice che, come si sono costituiti sindacati d’inglesi e di tedeschi per l’acquisto di proprietà, sarebbe opportuno che anche i capitalisti italiani rivolgessero la loro attenzione al buon impiego di capitali, con l’introdurre nuove coltivazioni e rendere anche un servizio ai loro connazionali, agevolando loro l’acquisto di piccole frazioni di terreno, pagabili dopo alcuni anni, oppure col tentare importanti industrie agricole, finora inesplorate”.

Note sull'autore

LucaQuaresmini
LucaQuaresmini
Ha la passione dello scrivere che gli permette, nel rispetto dello svolgersi degli avvenimenti, di esprimere se stesso attraverso uno stile personale da cui ne emerge un corrispondente scibile interiore. Le sue costruzioni lessicali seguono percorsi che aprono orizzonti d’empito originale in sintonia con la profondità e la singolarità delle vicende narrate.

Seguici

3,370FansMi piace

Articoli recenti

Ti Potrebbe interessare: