venerdì 19 Aprile 2024

Pierluigi Murgioni, testimone di fede, giustizia e pace

Manerbio, Brescia – Il Concilio Vaticano II e la Conferenza di Medellin, la teologia della liberazione e le comunità di base, la scelta dei poveri e la denuncia delle ingiustizie strutturali, la testimonianza evangelica e la persecuzione: tutto questo troviamo nella vicenda del bresciano Pierluigi Murgioni al quale la parrocchia San Lorenzo dedica un incontro in calendario per venerdì 20 gennaio.

Arrestato e sottoposto a inaudite torture, Murgioni venne rinchiuso in carcere per oltre cinque anni, dal maggio 1972 all’ottobre 1977, per la sola colpa di avere proposto con la parola e con l’esempio il messaggio evangelico di pace e di giustizia.

Ma in un Paese, come l’Uruguay, retto da una dittatura militare, predicare il Vangelo significava essere considerato un pericoloso sovversivo.

Per un certo periodo nel carcere di Punta Carretas è stato detenuto nello stesso piano in cui era rinchiuso anche l’attuale Presidente dell’Uruguay, José Mujica (che si fece oltre tredici anni di prigione).

Don Pierluigi venne poi rilasciato ed espulso dal Paese grazie all’interessamento della Santa Sede e del Pontefice in persona, Paolo VI (che l’aveva ordinato sacerdote il 3 luglio 1966 nella basilica di S. Pietro), del Governo Italiano e della Chiesa bresciana.

Nonostante i terribili anni trascorsi in prigionia, don Murgioni tornò in Italia ancora più convinto del fatto che quella del Vangelo e della nonviolenza fosse l’unica strada da percorrere.

Rientrato in diocesi di Brescia, don Murgioni fu curato a San Faustino, in città, poi a Ghedi, e infine parroco di Gaino e Cecina, due piccoli paesi vicini a Toscolano Maderno.

Mentre è parroco sul Garda, gli viene chiesto di curare la traduzione in italiano del Diario degli ultimi tre anni di vita di Oscar Romero (Diario che uscirà per l’editrice Meridiana di Bari, con la prefazione di mons. Luigi Bettazzi e la postfazione di padre David Maria Turoldo).

Nel 1992 vi sono le prime avvisaglie di problemi di salute e la situazione poi precipita velocemente. Tutto ciò è probabilmente la conseguenza di una lenta degenerazione degli organi più martoriati dalle torture subite nelle carceri uruguayane di Punta Carretas e di Libertad. Muore a soli cinquantun anni il 2 novembre 1993 a Gaino, dove è sepolto.

La Chiesa bresciana è stata direttamente coinvolta nella vicenda di don Pierluigi Murgioni: da mons. Renato Monolo a mons. Gianni Capra e al vescovo mons. Luigi Morstabilini, che lo visitarono in carcere e sempre lo sostennero e gli furono vicini; dai compagni di missione di don Murgioni, come don Saverio Mori, don Renato Soregaroli e don Claudio Delpero ai suoi compagni di classe in seminario e ai tanti altri sacerdoti e laici bresciani che non fecero mancare il loro sostegno a don Pierluigi durante i terribili e lunghi anni di prigionia.

La Santa Sede e il Governo italiano si attivarono per la liberazione di don Murgioni: Paolo VI, colui che aveva ordinato sacerdote don Pierluigi, intervenne personalmente con il Ministro degli esteri dell’Uruguay per sollecitare la liberazione del sacerdote bresciano; lo stesso fece anche Aldo Moro, su sollecitazione del parlamentare bresciano Franco Salvi.

Ha scritto mons. Domenico Sigalini, compagno di seminario di don Murgioni, nella prefazione al libro di Anselmo Palini,  “Pierluigi Murgioni. Dalla mia cella posso vedere il mare”: «Don Pierluigi nella sua vita non è andato avanti a caso, non ha camminato senza meta, ma si è fatto missionario, cioè ha abbandonato le sicurezze, si è trovato compagni di viaggio, ha fissato lo sguardo su un obiettivo, ha scelto l’essenziale e ha rischiato. Un missionario destabilizza le certezze che lo tengono legato a ciò che è già sicuro e conquistato, ma comodo e inutile, e riesce a fare un percorso senza rete di protezione, una scalata in free climbing, perché non ha nessuna certezza se non nella provvidenza di Dio».

Anselmo Palini vive in provincia di Brescia. Già docente di Materie Letterarie all’istituto di istruzione superiore “Antonietti” di Iseo e saggista. Nei suoi studi ha approfondito in particolare i temi della pace, dell’obiezione di coscienza, dei diritti umani e, più recentemente, le problematiche connesse con i totalitarismi e le dittature del XX secolo, ricercando soprattutto le testimonianze di chi si è opposto a tali sistemi.

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