lunedì 7 Ottobre 2024

Rotary Club Brescia, curiosità storiche

Un’elevazione della propria personalità a profitto di altre persone…“: è uno fra i maggiori enunciati contraddistinguenti il Rotary che sono espressi nell’edizione de “Il Popolo di Brescia” di sabato 2 aprile 1927, giorno dell’inaugurazione del club rotariano bresciano.

La sezione locale del Rotary che è stato fondato negli Stati Uniti nel 1905, seguiva in ordine di tempo il profilarsi dell’istituzione in aggiunta alle altre sue sedi sparse allora in Italia.
Il primo club del Rotary ad affacciarsi nel panorama italiano era stato quello di Milano, apparso alla luce della storia, nel dicembre del 1923.

Lo ricordava anche lo stesso accennato quotidiano locale che, con un articolo, interveniva documentando una novità costituitasi a Brescia, in un’altisonante forma d’aggregazione di quelle che genericamente possono essere considerate “service club”, come quei “club di servizio” nei quali gli aderenti sperimentano valori condivisi in rapporti vicendevoli di amicizia, operando per il bene degli altri.

Il motto è, infatti, “Servire al di sopra di ogni interesse personale”, sottintendente in una sintetica formula di definizione “un gruppo di amici appartenenti a diverse professioni e chiamati ad impegnarsi a favore del prossimo”.

La novità, incombente a Brescia in pieno periodo fascista, della costituzione di una sezione territoriale di tale forma associativa di stampo internazionale, valeva anche per una interessante trattazione dei temi e dei contenuti ispiratori che ne profilavano il proporsi, ancorandoli alla realtà bresciana come confronto, ancor prima che per dovere di cronaca, anche per curiosità e stimolo intellettuale per quanto prendeva forma in ambito culturale, secondo una propria singolare specificità.

Sabato 2 aprile 1927, giorno del costituirsi del Rotary Club di Brescia, mentre nella concretezza dei minuti secondi, avveniva l’inaugurazione, i lettori de “Il Popolo di Brescia” venivano preparati al peculiare debutto del sodalizio per il tramite di un articolo che li informava di cosa si stesse trattando, ancor prima, ovviamente, di come questo stesse avvenendo, di cui avrebbe puntualmente riferito invece l’edizione dell’indomani.

Impaginato in due fitte colonne, sotto il titolo “La costituzione del Rotary Club a Brescia”, l’esperienza sociale, sbocciante in quei frangenti fra le contrade bresciane, era illustrata ad uso e consumo dei profani estranei a tale espressione aggregativa: “…Rotary, cioè dalla rotazione dei ritrovi, e dalla premessa statutaria che anche gli incarichi e le cariche dovessero avere un carattere transitorio e una forma di avvicendamento. Scopo del Rotary è di riunire il fior fiore delle varie professioni ed occupazioni nel campo dell’industria, del commercio e dell’agricoltura, in modo da costituire un corpo rappresentativo, chiamando a farne parte un unico rappresentante, il più eletto per ogni classe di attività. Per facilitare le riunioni si stabilì che si tenessero una volta per settimana, durante l’ora della colazione da prendersi in comune: così i soci si riuniscono non solo per conoscersi e stabilire delle relazioni, ma anche e soprattutto per aiutarsi scambievolmente, suggerendo i mezzi più idonei e più nobili per conseguire il successo nella sfera della propria attività. Successo non inteso nel seno di una egoistica ambizione, ma come l’espressione di un dovere sociale…”.

Il motivo per cui anche a Brescia si strutturava un nutrito gruppo di persone sotto l’egida rotariana, lo si comprendeva proseguendo la lettura di quanto pubblicato sul giornale in quell’ormai lontano sabato 2 aprile 1927, attraverso un binomio di principi e di operatività che, sul piano delle ispirazioni, era spiegato con un pensiero d’alto valore morale: “L’ideale del rotariano è quello non solo di vivere, ma di fare in modo che anche gli altri possano vivere. Egli propone di uniformare le sue attività concrete industriali, commerciali, professionali a determinate norme di condotta che coincidono con la valorizzazione dei principi e dei sentimenti di solidarietà”.

I numeri di quella seconda metà degli anni venti del novecento vedevano quello di Brescia attestarsi a diciassettesimo club sorto in Italia, anche dopo Milano, Bergamo e Cremona che, per la Lombardia, ne costituivano la rappresentanza nel concorso della partecipazione alla cerimonia inaugurale avvenuta “nella magnifica sala dei Mercanti alla Camera di Commercio” del capoluogo cittadino bresciano.

Duemilaquattrocento clubs sparsi nel mondo “con più di centotrentamila soci” che i dati invece contemporanei enumerano, nella da allora decorsa crescita dei decenni a venire, nella stima assommante invece in circa trentatremila i clubs ed in un milione e duecentomila i soci nel frattempo aderenti e riferiti al Rotary.

In tempo di Fascismo “Il Popolo di Brescia” di sabato 2 aprile pubblicava “noi salutiamo con entusiasmo ogni sforzo inteso a raccogliere in un solo fascio tutte le energie migliori del Paese”, indugiando anche in una scrupolosa precisazione, a scanso di equivoci che pure si accompagnava alla sottolineatura dell’adesione al Rotary anche del Segretario Generale del Partito Fascista, on. Augusto Turati: “…Esso non tende a costituire una qualsiasi struttura politica dottrinale economica a base internazionale o supernazionale che possa comunque mettere il rotariano in contrasto con le direttive, con l’azione e con le finalità del Governo del proprio Paese”.

A Brescia i vertici del Rotary, nell’avvio del club locale documentato nella cronaca proposta da “Il Popolo di Brescia” di domenica 3 aprile 1927 erano “alla presidenza, il commendatore Giovanni Gorio, alla vicepresidenza il Grande ufficiale Giulio Togni ed il Grande ufficiale Ettore Bianchi, a segretario l’ing. Cav. Emilio Franchi, a tesoriere il Cavaliere ufficiale Luigi Regazzola, a prefetto il commendatore ing. Guido Ruffini, a consiglieri il commendatore Luigi Rossi, il cav. Roberto Ferrari ed il commendatore Dott. Giorgio Porro Savoldi”.

Al di là delle cariche sociali ed oltre alla rappresentatività dei referenti ad esse preposti, il quotidiano citava anche altre numerose personalità legate alla realtà bresciana, nel coniugarne l’aderenza a specifici e produttivi settori d’eccellenza: “Nelle industrie tessili da Federico Serlini a Roberto Ferrari, a Luigi Rossi. Nella agricoltura da Giovanni Gorio a Tomaso Nember, a Giorgio Porro Savoldi, e così altre categorie rappresentate da Attilio Franchi, da Egidio Dabbeni, dal podestà Pietro Calzoni, dal prof. Ugo Baratozzi, dal commendatore Pietro Wuhrer, dal commendatore Italo Folonari, dall’avv. Enrico Bozzi e dagli altri di cui sfugge il nome”.

Nomi, alcuni dei quali attualmente contrassegnanti la toponomastica viaria cittadina, che si potevano considerare “i rappresentanti delle varie categorie di soci bresciani che riuniscono le professioni intellettuali, le principali industrie, i commerci ed i traffici della nostra provincia”.

Ad attendere i partecipanti alla festosa circostanza inaugurale erano centosettanta coperti da pasto “nella magnifica sala superiore” del Grand Hotel di Gardone Riviera. Nella stessa amena località lacustre Gabriele D’Annunzio, ormai da alcuni anni dimorante al “Vittoriale” li avrebbe accolti sulla soglia delle propria prestigiosa residenza, come ne testimonia fedelmente “Il Popolo di Brescia” di domenica 3 aprile 1927: “Gabriele D’Annunzio ha ricevuto gli ospiti sulla porta, rivolgendo loro parole piene di cordialità. Quindi li ha invitati a visitare le preziose reliquie, soffermandosi più volte a narrarne la storia. Passando dal Ponte dei Desideri egli ha invitato tutti a pagare il pedaggio quale offerta alla terra, facendo chiedere ad ognuno la grazia desiderata. Gli ospiti poi, sempre guidati dal grande Ospite sono saliti sulla tolda della nave Puglia ove il Poeta ha tenuto un discorso alla fine del quale fece sparare dal cannoniere sette colpi di cannone. Il Comandante che fu fatto segno a ripetute ed entusiastiche dimostrazioni, ha trattenuto in udienza privata il senatore Bevone, il segretario Federale Dugnani, l’avv. Bozzi, il prefetto di Brescia, il cav. Uff. Punzo, il podestà di Gardone Riviera ed il commendatore Gorio, ai quali ha offerto gentili doni”. Se quel sabato era valso per l’inaugurazione del club bresciano del Rotary, con l’autorevole partecipazione, fra i molti intervenuti, del presidente di tutti i Clubs italiani, Grand ufficiale Pietro Pirelli, la domenica aveva potuto, nell’indomani, far constatare altra singolare e pubblica cerimonia sotto l’arioso portico di palazzo Loggia di Brescia, attraverso la manifestazione con il concorso di tutte le associazioni d’arma e delle autorità, per lo scoprimento sul posto di una lapide marmorea a ricordo del bollettino della “Vittoria Navale”, su iniziativa della sezione locale dell’Unione Marinara Italiana.

Note sull'autore

LucaQuaresmini
LucaQuaresmini
Ha la passione dello scrivere che gli permette, nel rispetto dello svolgersi degli avvenimenti, di esprimere se stesso attraverso uno stile personale da cui ne emerge un corrispondente scibile interiore. Le sue costruzioni lessicali seguono percorsi che aprono orizzonti d’empito originale in sintonia con la profondità e la singolarità delle vicende narrate.

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