Il mio inverno è stato riscaldato dai colori degli Amarilli e pure dagli Hippoastri che spesso vengono confusi con i primi e che appartengono alla famiglia nei più noti e diffusi Settembrini.
Ho sistemato una piccola selva di piante in un angolo luminoso della cucina.
Piante piccole a tre, addirittura quattro fiori bianchi, senza figlie e quindi, se non sbaglio, Hippoastri.
Bulbi più grossi che danno vita a un paio di fiori rosso screziati. Infine piante giganti, questa volta Amarilli davvero – acquistate direttamente ad Amsterdam, luogo d’elezione per ogni bulbacea – che fatico non poco a tenere in piedi quando arrivano alla loro massima fioritura rosso vermiglio.
Ora sto aspettando con ansia la crescita e la fioritura di un Amarillo olandese puro sangue di colore arancione. Ma siamo molto indietro ancora.
Amo gli Amarilli. Così decisi e superbi. Privi di profumo. Invadenti in verticale. Amanti del calore e di poca acqua.
Il nome Amaryllis deriva dal nome greco Amarillide che altro non era che la pastorella cantata da Virgilio nelle Bucoliche, in cui il pastore Titiro declama le bellezze proprio della sua Amarillide, accompagnandosi con la zampogna: «Titiro, tu sdraiato al riparo di un grande faggio moduli una canzone boschereccia sulla umile zampogna; noi abbandoniamo i territori della patria e i dolci campi, noi fuggiamo dalla patria; tu, Titiro, placido all’ombra fai risuonare i boschi del nome della bella Amarilli» (Virgilio, Bucoliche, Egloga I).
A sua volta il nome Amarilli deriva dal verbo greco amarussō che significa «splendo, brillo». Basta vederli in fiore per essere stregati da tanta brillantezza e sfacciato splendore.
Il genere Amaryllis comprende piante bulbose originarie di una zona molto ristretta delle coste del sud Africa (S. Wester Cape) con un’unica specie: Amaryllis belladonna, dalle quale è derivato il nome della famiglia: Amaryllidaceae.
Il bello, se ci riuscirò, che una volta sfioriti e nel momento in cui le foglie ingialliranno, potrò togliere i bulbi dalla terra, ripulire con affetto le radici, metterli a dormire in un luogo buio e asciutto e attendere l’estate per rimetterli a dimora. E riaverli in fiore per l’autunno e l’inverno quando la natura è avara di colori.
Operazione che non so se mi riuscirà. Quindi sarà meglio per voi se seguirete i consigli di coloro che per i fiori non hanno solo una scellerata passione, ma anche qualche competenza.