Cremona – Nell’ambito della stagione 2025/26 di NexTeatro, la compagnia QU.EM. quintelemento propone come terzo spettacolo un’opera inedita, nata dall’ormai tradizionale laboratorio estivo che quest’anno ha coinvolto molte più persone rispetto al passato: «Assenza».
“È vero, siamo stati un po’ travolti dall’affluenza dei corsisti – dice sorridendo Danio Belloni, responsabile della direzione tecnica e grafica del progetto – ma ce ne siamo fatti una ragione. Scherzi a parte, siamo ovviamente molto soddisfatti di aver potuto lavorare, in una serie di weekend intensivi, con undici persone, compresi alcuni nuovi iscritti; e fatto ancor più importante, hanno partecipato anche dei giovani, peraltro dimostrando una grande capacità di condivisione e di creatività”.
Questo laboratorio estivo, ci spiega ancora Belloni, era nato qualche anno fa per venire incontro all’esigenza di non interrompere del tutto l’attività teatrale durante i mesi estivi, prima della ripresa di settembre-ottobre; ma ben presto la risposta delle persone è stata superiore alle aspettative, e quindi anche gli obiettivi del corso si sono ampliati.
“Quest’anno, poi – conclude Paolo Ascagni, socio fondatore di QUEM – l’aver avuto a disposizione persone di età molto diverse, alcune già esperte di teatro ed altre praticamente alle prime armi, ha permesso allo staff artistico di elaborare un percorso laboratoriale ancor più innovativo e sperimentale. E questo, naturalmente, è un fatto che apre ulteriori ed importanti prospettive per il futuro“.
Secondo lo stile della compagnia QUEM, il lavoro di costruzione ha avuto uno spunto iniziale che poi è rimasto sullo sfondo: la lettura di una delle opere più significative del cosiddetto «Teatro dell’Assurdo», cioè “Le sedie” del grande drammaturgo franco-rumeno Eugène Ionesco.
“I corsisti si sono concentrati su alcuni temi forti – ci dice Francesca Rizzi, la regista e direttrice artistica – in particolare il senso dell’attesa e del vuoto, quel grande vuoto esistenziale che serpeggia in tutte le pagine del testo. Da lì abbiamo elaborato testi, situazioni sceniche e riflessioni tutte nostre, che sempre più hanno avuto il loro fulcro nella vertigine dell’assenza… l’assenza di qualcuno o di qualcosa, ma anche di un tempo e di uno spazio definibili. Ed alla fine, nel nostro dramma ognuno ha trasfuso qualcosa di sé, creando personaggi e storie che fluttuano tra la realtà ed il sogno, come a voler ritrovare una consistenza umana che giustifichi le ore, i giorni e le opere di un tempo vano”.


