venerdì 26 Aprile 2024

Uno sguardo sul mondo che cambia

“Uno sguardo sul mondo che cambia”, per il tramite della “Collezione Enrico Camponi”.

Mostra di fotografie, in bianco e nero, a cura di Renato Corsini. Trattasi di una esposizione visitabile al “Ma.Cof. – Centro della Fotografia Italiana”, in relazione alle attività culturali in corso, presso il “Mo.Ca. Centro per le Nuove culture”, a Brescia, via Moretto 78.

L’ingresso, libero e gratuito, per visitare questa mostra fotografica rivolta alla tracciatura visiva di alcuni stralci significativi dei decenni della seconda metà del Novecento, è dal martedì alla domenica, dalle ore 15 alle ore 19, esplicandosi in una collettiva che, nell’autunno del 2022, si rinnova fino al 17 novembre.

A corredo di tale iniziativa espositiva che, nell’antico palazzo “Martinengo Colleoni” coesiste con altre estemporanee manifestazioni di promozione alla cultura, oltre a profilarsi in concomitanza al museo della fotografia, si presta a fare da “Cicerone”, Uliano Lucas, mediante un suo scritto divulgativo, nel quale, come da pannello fittamente scritto e collocato appeso ad inizio dell’esposizione stessa, è possibile estrapolare, fra l’altro, questa illuminante considerazione, nel merito della mostra in questione: “(…) Erano gli anni, per intenderci, delle “150 ore”, introdotte nel contratto nazionale dei metalmeccanici del ’73, per il diritto allo studio dei lavoratori, dei tascabili che spopolavano nelle librerie con centinaia di titoli di teoria politica, storia, sociologia e attualità, di decine di pubblicazioni periodiche che si impegnavano in quella che allora veniva chiamata controinformazione. Bisognava raccontare un mondo in movimento, attraversato dalle lotte per i diritti civili negli Stati Uniti, dai movimenti terzomondisti dell’Africa e dell’America Latina, dalle lotte studentesche ed operaie. Questi avvenimenti chiedevano alle immagini di dare ad essi un volto e una voce e per questo non bastavano certo le fotografie paludate delle agenzie fotografiche, ci volevano immagini nuove, scattate da fotografi coscienti del proprio ruolo e con una visione partecipe di quello che stava accadendo. (…)”.

Nei pressi di una mostra permanente, allestita a museo, in un’altra ala della vetusta architettura gentilizia del palazzo ospitante, quest’iniziativa espositiva si presta, pure, a sinonimo della società del tempo che risulta documentata, nelle molte fotografie proposte secondo altrettanti filoni narrativi, nel rivendicare la persistenza dei concetti trattati, anche nell’importanza che gli stessi aspetti socio-culturali ivi esplicitati, possano apparire materialmente in grado di seguitare a rivendicare, al di fuori dei manufatti fotografici incorniciati.

Il campo, colto dall’obiettivo del rispettivo fotografo in azione, si è sviluppato, passando dalla cronaca, alla storia, e, pure, nell’evolversi di possibili appunti di viaggio ad una sorta di diario, divenendo una ferma attestazione di un calibro consapevolmente memore di una serie di testimonianze proprie di uno sdoganabile raggio di proiezione, oltre il contesto stesso in cui poteva, al tempo, tale sequenza iconografica limitarsi, esorbitando dal mero dettaglio sottolineato entro l’osservazione compiuta nella realtà vagliata, fino al riscontro di un personale ammaraggio.

Volti, ad esempio, di Nikita Sergeevic Chruscev (1894 – 1971), o di Nicolae Ceausescu (1918 – 1989), rimandano a scatti fotografici che li ritraggono al tempo della loro rispettiva vicenda politica ed istituzionale, a margine della quale, ormai, diluitasi l’eco temporale originaria, seguitano a proporne le caratteristiche, nella rivisitazione storica di un dato operato, entro la società dell’epoca che, qui, in mostra, è sfiorata anche attraverso l’evocazione di tali note figure di Capi di Stato.

Un processo, di ricognizione storiografica, che, naturalmente, promana, anche dall’anonimato di altri volti ancora, analogamente presenti in foto, vuoi, ad esempio, dalla Polonia, come pure, dall’Ungheria, trapelando dall’esternazione di una civiltà operaia e contadina, legata al territorio del Paese di appartenenza, ma anche percepibile a simbolo di una eloquente impronta del passato, condivisibile con omologhe realtà, raffrontabili in un altrove di pertinenza.

Vari autori, per la metaforica traslitterazione visiva di un unico protagonista che è l’uomo, nella innumerevole differenziazione di contesti, ruoli e circostanze, catturate dall’obiettivo fotografico, attraverso laboriose trasferte, nelle più disparate parti del mondo, reso, per così dire, “piccolo villaggio”, nel ricorrente formato di stampa adottato e nel conseguente stile espositivo praticato, con passepartout e cornice nera, da unitaria e polifonica collezione parlante alla quale risulta, di finestra in finestra spalancata al mondo, diffusamente rapportato.

Note sull'autore

LucaQuaresmini
LucaQuaresmini
Ha la passione dello scrivere che gli permette, nel rispetto dello svolgersi degli avvenimenti, di esprimere se stesso attraverso uno stile personale da cui ne emerge un corrispondente scibile interiore. Le sue costruzioni lessicali seguono percorsi che aprono orizzonti d’empito originale in sintonia con la profondità e la singolarità delle vicende narrate.

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