giovedì 2 Maggio 2024

Omaggio a Gino De Lai, pittore del Garda

Brescia – E’ grande la passione e l’impegno che animano la Fondazione Dolci . A pochi mesi dall’inaugurazione del Museo Dolci, lo scorso maggio, l’attività si rimette in moto con due progetti, che Cassa Padana ha l’onore di sostenere: una mostra e una monografia, la 24a firmata dalla Fondazione Dolci.

Mostra e monografia sono dedicate a Gino De Lai,  “il pittore del Garda,  l’artista di Tignale che ha forse dipinto più di chiunque altro il lago, in particolar modo il golfo di Salò.

La mostra sarà ospitata al Museo Dolci dal 16 dicembre al 14 gennaio.

La monografia è stata realizzata anche grazie alla collaborazione di tanti artisti appassionati, giornali, riviste, cittadini bresciani che hanno risposto all’appello della Fondazione per raccogliere documenti e materiali che potessero raccontare al meglio De Lai.

In occasione della mostra, al museo verrà posta una targa di Cassa Padana, come riconoscimento della vicinanza della banca a questa iniziativa e a tutto il territorio.

Quest’ultima iniziativa testimonia ancora una volta la passione che anima la Fondazione intitolata a Martino Vittorio Norberto Dolci, nato nel 1912 a Brescia, nel quartiere popolare del Carmine.

Un persona complessa che dopo gli insuccessi scolastici decide di dedicarsi alla pittura. Nel 1929 inizia a frequentare la scuola di figura dal vero, nota allora come “scuola del nudo”, presso l’ex convento di S. Barnaba di Brescia, dove incontra tutti i futuri protagonisti della pittura bresciana del Novecento, da Oscar Di Prata a Enrico Ragni.

Fin da subito il giovane Martino preferisce il paesaggio e le nature morte al ritratto. La svolta nella sua carriera artistica avverrà nel 1934, con la vittoria dell’ambìto premio artistico Brozzoni che sancisce il suo ingresso ufficiale nella pittura bresciana.

Come la maggior parte degli artisti bresciani, partecipa alle iniziative del Sindacato provinciale fascista delle Belle arti, aderendo alle mostre sindacali del 1934, del 1936, del 1940 e del 1942, facendosi sempre più notare dalla critica e dai collezionisti bresciani, primo fra tutti Pietro Feroldi, che in un suo articolo lo definirà “genius loci” di Brescia. L’incontro con l’avvocato Pio Gaudio, colto collezionista ed appassionato d’arte, determinerà un momentaneo ma alquanto drastico cambio stilistico nella sua produzione degli anni Cinquanta, avvicinandosi sempre di più all’arte di de Pisis.

Nel dopoguerra dipinge sempre più incessantemente; arrivano i primi riconoscimenti nazionali ed espone in varie città fuori Brescia.

Dalla sua città però Martino se ne distacca poco e malvolentieri. Brescia è per lui fonte di ispirazione continua, con le sue piazze, i suoi edifici, i vicoli stretti, i Ronchi in fiore; è ammaliato dagli scorci di Montisola, dalle nevicate della Valsabbia e Valtrompia: sono questi i soggetti su cui ritorna più e più volte, registrando le variazioni di colore del paesaggio nel corso delle stagioni.

Gli anni ‘60 -‘70 sono quelli della sua definitiva affermazione: è ormai uno dei pittori più noti e amati dai bresciani. Ma sono anche gli anni del ricovero ospedaliero e della depressione; ne riuscirà ad uscire lentamente, ma non del tutto. Compagno di vita e di avventure è l’inseparabile fratello Giovanni, con cui convive fino alla morte in un piccolo appartamento nel centro di Brescia.

Malato da tempo, muore suicida nel 1994, gettandosi da una finestra dell’ospedale dove era stato ricoverato.

La Fondazione a lui intitolata, grazie all’iniziativa di Angiolina Bettoni Dolci (1939-2010), nasce nel 2004 come Ente morale senza fini di lucro e con lo scopo principale di valorizzare le figure degli artisti bresciani scomparsi e in particolare di Martino Dolci, e anche favorire ed incrementare la creatività artistica dell’ambiente bresciano promuovendo l’amore per l’arte anche con l’assegnazione di un premio annuale ad un giovane artista.

Aperto lo scorso maggio, il Museo Dolci conserva ed espone 41 opere di Martino Dolci delle oltre duecento di proprietà della Fondazione. Sito al piano terreno della Cascina Aurora, si sviluppa in 3 ampie sale in cui è possibile ripercorrere la vicenda artistica di uno dei più noti pittori bresciani del Novecento.

La realizzazione del museo è stata possibile grazie al Patto di collaborazione col Comune di Brescia che ha concesso l’uso gratuito degli spazi della Cascina Aurora: un bene pubblico che grazie alla Fondazione viene oggi riutilizzato e restituito ai cittadini in modo intelligente.

Non è casuale che si parli di arte, e non di pittura, nonostante il tributo al pittore che ha visto praticamente tutto il Novecento sia esplicito: la rinnovata Cascina Aurora si propone infatti di essere una casa per l’arte a 360 gradi, da quella iconografica, alla letteratura, fino alla musica, senza escludere nessuna espressione, purché sia di qualità.

Quello che, per molti anni, è stato solo un sogno per i membri della Fondazione Dolci (Antonio Maggi, Giacomo ed Eugenio Busi, Ermes Pasini e Giovanni Marchina), adesso è realtà.

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