Verona. Africae Festival è un evento di parole, musica e non solo, con cui contribuire a portare l’attenzione sulle tematiche legate all’afrodiscendenza e al continente africano.
Nell’arco di tre serate e due giorni, dal 14 al 16 giugno alla Fondazione Nigrizia al Parco dei Comboniani, promuove i valori di inclusione e interazione.
Italia e Africa sono destinate ad interagire in modo crescente, per questo è necessario favorire dei percorsi di incontri, per stimolare dibattiti e sradicare stereotipi.
Da qui la scelta di scomodare il latino e chiamare il festival Africae (in italiano “dell’Africa” e anche ”Afriche”). A chi lo legge in latino, potrebbe evocare le antiche radici del rapporto tra le due sponde del Mediterraneo. A chi lo legge in italiano, potrebbe sottolineare la varietà di un continente troppo spesso visto come un’entità omogenea.
In entrambi i casi, il festival si presenta come un’appendice naturale del lavoro portato avanti quotidianamente da Nigrizia e dal Museo Africano, rispettivamente sul piano giornalistico e culturale. A loro volta, questi due attori agiscono sotto l’ombrello della Fondazione Nigrizia Onlus, animata dal Collegio Missioni Africane dei Missionari Comboniani.
Africae Festival prosegue il cammino portato avanti dal 2006 al 2023 da ‘’Ma Che Estate’’, una kermesse musicale e artistica dedicata ai temi dell’interazione, dell’afrodiscendenza e del dialogo. Alla parte musicale, Africae aggiunge quella diurna con dibattiti.
Quindi, cosa aspettarsi da questa prima edizione? Il festival è diviso in due parti. Durante il giorno, spazio agli incontri con alcuni dei nomi più importanti della scena africanistica italiana. I temi in programma non si limitano alla stretta attualità da hard news (guerre, crisi umanitarie, casi di corruzione etc) e toccano un ampio arco di soggetti: dal ruolo dell’Italia in Africa, alle innovazioni nella letteratura afrodiscendente, fino a riflessioni sul cosiddetto porno della povertà.
Alla sera, la vetrina è tutta per la musica a trazione afrodiscendente e della diaspora, intesa nelle loro varie declinazioni. Si va dai generi musicali più contemporanei e seguiti (dal nuovo Afrobeats nigeriano, all’Amapiano sudafricano) a big band che ci riportano agli anni ‘70 e ‘80, con i fasti dell’Afrobeat di Fela Kuti e allo Mbalax senegalese. E poi, spazio alle contaminazioni tra Afrojazz, musica elettronica e ricerca sperimentale.
Infine, per nutrire non solo la mente e dare carburante per le danze, gli stand con cucine di vari paesi africani, sono pronte a soddisfare tutti i palati presenti.