venerdì 26 Aprile 2024

Campo di Fossoli: prossima fermata Auschwitz Birkenau!

“Io so cosa vuol dire non tornare.
A traverso il filo spinato ho visto il sole scendere e morire;
ho sentito lacerarmi la carne le parole del vecchio poeta:  – Possano i soli cadere e tornare: a noi, quando la breve luce è spenta, una notte infinita è da dormire -”

(Il tramonto di Fossoli, Primo Levi, 7 febbraio del 1946)

La incontri, ci sbatti con l’animo e non solo con gli occhi, sulla scritta di Primo Levi posta sul cartello dell’Ex Campo di  concentramento di Fossoli, a pochi chilometri da Carpi, sede del Museo e del Monumento del Deportato. Assieme a Primo Levi sono passati, sfilati da Fossoli verso Auschwitz Birkenau più di 5000 tra ebrei e deportati politici, internati nel campo per un breve periodo, prima di ripartire verso le tragiche destinazioni. Tra i tanti Nedo Fiano, da poco scomparso, sopravvissuto e tra i più attivi testimoni dell’olocausto.

Ma non chiamiamoci fuori noi “italiani”, ora che “Loro” i testimoni se ne sono per la maggior parte andati, e gli altri, come la Senatrice Liliana Segre hanno deciso di mettere i terrificanti ricordi a riposo. Il campo di Concentramento di Fossoli è opera italiana, e quel che resta del campo è testimone inoffuscabile al cospetto di coloro che vorrebbero revisionare la storia o innalzare l’onore dei carnefici.

Il Campo è stato tutta opera della Repubblica Sociale Italiana che a Fossoli tra il 1943 e 1944 apre, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona e dell’Ordine di Polizia, il campo di raccolta speciale per gli ebrei provenienti dai campi provinciali del territorio della Repubblica Sociale Italiana.

Dal gennaio del 1944, oltre agli ebrei, cominciano ad essere internati nel campo anche gli oppositori politici. Già dal prima anno partono i primi due treni di deportazione degli ebrei verso lo sterminio a Auschwitz Birkenau, altri presero la strada Buchenwald, Bergen-Belsen, Mauthausen, Ravensbruck e la sorte non fu meno impietosa. Ad oggi è noto che tra il gennaio e l’agosto 1944 siano stati organizzati per gli internati di Fossoli almeno 8 convogli ferroviari, cinque dei quali destinati ad Auschwitz.

Ci sono passato in un uggioso giorno d’inverno da Fossoli, il Campo era chiuso, quel che resta delle baracche oltre i filo spinato sembrava a riposo tra i campi fertili della pianura emiliana. Piante sono cresciute e spuntano tra i tetti che non ci sono più e che per ironia della sorte, nel dopo guerra hanno coperto e ospitato, per un breve periodo, i “servitori militari” dei nazisti e i collaborazionisti fascisti. Che non sono finiti nei forni di Auschwitz Birkenau, nemmeno davanti ad una corte di giustizia, ma molti di loro se ne sono tornati a casa impuniti.

Poi sino al 1952, un parroco, don Zeno Saltini, redime l’orrore del campo è apre un asilo dell’Opera Piccoli Apostoli, per ragazzi orfani, saranno loro ad abbattere i reticolati del campo, a lavare il dolore per dar vita alla comunità di Nomadelfia per ragazzi abbandonati e orfani di guerra.

Primo Levi il 20 gennaio 1944, dopo essere stato arrestato in Valle d’Aosta, dove si era unito alla Resistenza, dal campo di transito di Fossoli nel cuore dell’Emilia, il 22 febbraio, è deportato ad Auschwitz III (Monowitz chiamato la Buna). Racconta questa esperienza nel primo capitolo: Il viaggio e di Se questo è un uomo:

 “E venne la notte, e fu una notte tale, che si conobbe che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere. Tutti sentirono questo: nessuno dei guardiani, né italiani né tedeschi, ebbe animo di venire a vedere che cosa fanno gli uomini quando sanno di dover morire. Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all’alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare?

L’alba ci colse come un tradimento; come se il nuovo sole si associasse agli uomini nella deliberazione di distruggerci.”

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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