Gattatico, Reggio Emilia. L’Istituto Alcide Cervi aderisce alla XXI edizione di “M’illumino di Meno” domenica 16 febbraio, la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, nata nel 2005 da un’idea della trasmissione radiofonica Caterpillar di Rai Radio 2.
Per l’edizione del 2025, dedicata allo spreco energetico del settore del fast fashion e alle alternative virtuose su riuso e materiali, l’Istituto Cervi propone il tema della sostenibilità della canapa e del suo ciclo di lavorazione. Si tratta di una coltura antica, ad altissimo rendimento rispetto alle altre fibre naturali: molto resistente, cresce rapidamente e richiede quantità minime di acqua; i tessuti ricavati dalla sua fibra sono noti per la loro traspirabilità, durabilità e resistenza.
Per questo la canapa era una delle colture fra le più diffuse tra le famiglie contadine del Novecento: con essa creavano corde per i lavori nei campi, stoffe grezze per filtrare il vino, ma anche abiti e lenzuola. Ogni famiglia contadina del territorio aveva un macero e una parte di terreno veniva dedicata alla coltivazione della canapa. Quello di Casa Cervi non è del tutto scomparso; oggi ospita l’impianto di fitodepurazione realizzato dalla Provincia di Reggio Emilia e inaugurato nel 2013. Esso raccoglie le acque reflue che provengono dalla Casa Museo Cervi e dalla Biblioteca Archivio Emilio Sereni.
L’esempio della canapa, un materiale così diffuso e utilizzato ai tempi dei Cervi, oggi può essere un’alternativa sostenibile alle fibre sintetiche. Non a caso, negli ultimi anni, la fibra di canapa sta guadagnando sempre più spazio nel settore della moda sostenibile, trovando impiego sia nei grandi brand di abbigliamento che nelle piccole realtà artigianali. Grazie alle sue qualità ecologiche e alla sua versatilità, sta diventando un materiale di riferimento per un’industria tessile più responsabile e innovativa.
All’interno del Museo, nella prima stalla, è presente il grande telaio, strumento imprescindibile in ogni casa contadina, ma anche simbolo rappresentativo per eccellenza del lavoro femminile e di emancipazione. A Casa Cervi era Genoeffa Cocconi, la madre dei Sette Fratelli, a utilizzarlo e a provvedere di canapa sull’orditoio, sebbene fosse tradizionalmente un lavoro riservato agli uomini. Era talmente brava che le famiglie vicine la chiamavano per aiutarle in questo difficile compito. Durante l’inverno, tutta la famiglia si ritrovava nella stalla, il luogo più caldo della casa, attorno a Genoeffa, che, mentre tesseva, raccontava ai bambini le sue “fole”, le sue storie.