Brescia – Dopo la sessione primaverile ed estiva che ha coinvolto i paesi di Puegnago del Garda e Pisogne sul lago d’Iseo, Meccaniche della Meraviglia, l’iniziativa di arte contemporanea con la regia di Albano Morandi, giunta alla sua diciannovesima edizione, diffusa nel territorio a Brescia e nella sua provincia, realizzata in collaborazione con il Comune di Brescia e la Provincia di Brescia, cofinanziata e patrocinata dalla Camera di Commercio di Brescia, propone tre nuove mostre, ospitate in altrettante importanti sedi della città: Marion Baruch nel Sottotetto di Palazzo della Loggia, Luca Formentini al Burkervik e Luca Caccioni al MO.CA.
Il programma si apre al Bunkervik, il rifugio antiaereo di via Odorici, edificato negli anni quaranta per assicurare protezione ai cittadini bresciani dai bombardamenti alleati e oggi spazio espositivo, dedicato a Vittorio Arrigoni, da tutti conosciuto come ‘Vik’, attivista, giornalista e pacifista brianzolo, impegnato per anni nella causa della pace in Palestina, assassinato a Gaza nel 2011.
In questo spazio misterioso e carico di memorie, fino al 28 settembre, si tiene We don’t end, una performance, curata da Marco Pierini, del sound artist e musicista Luca Formentini (Brescia, 1968). Una performance audio immersiva accompagnerà i visitatori in un percorso che vuole essere un inno alla trasformazione e alla partecipazione, in cui ogni reazione è possibile, imprevedibile, lasciata al sentire del singolo. Le voci poi si uniscono, prima a coppie e infine tutte assieme, delineando una melodia, che è poi quella dell’omonimo brano strumentale di Luca Formentini, inserito come bonus track nel doppio vinile I Am Ghosts.
Data la specificità del luogo e della installazione, al Bunkervik, che riapre dopo un lungo periodo di chiusura, si potrà accedere al massimo in quindici persone per volta.
Per informazioni: meccanichedellameraviglia@gmail.com.
Fino al 28 settembre, le Sale Neoclassiche del MO.CA, il Centro per le Nuove Culture di Brescia, accolgono una mostra personale di Luca Caccioni (Bologna, 1962), a cura di Walter Guadagnini. Composta da venti opere, la rassegna è divisa in due capitoli: il primo – Serie 1 – propone una serie di lavori recenti; nel secondo – Serie 2 – si trovano opere realizzate negli ultimi mesi appositamente per questa occasione. Il titolo dell’esposizione, Lotophagie-Atto primo, si ispira all’episodio dell’Odissea in cui sono protagonisti i mangiatori di loto che, attraverso l’assunzione dei magici fiori della pianta, dimenticano il passato; il racconto omerico diventa per Caccioni una metafora sulla capacità della memoria stessa di stravolgere le apparenze del reale, per dare vita a forme inedite e sempre sorprendenti.
Le opere sono generate dall’addizione e dalla sottrazione su carta. L’artista agisce inizialmente togliendo l’elemento cromatico, attraverso il taglio e l’abrasione, quindi, interviene sul supporto con oli vegetali, pigmenti, resine e residui che disperde su entrambi i versi della carta, per dare vita a forme sempre al confine tra l’evocazione del segno puro e il rimando a immagini invece riconoscibili, alla ricerca di un’ambiguità che da sempre caratterizza il suo linguaggio. Per informazioni: meccanichedellameraviglia@gmail.com.
Il terzo appuntamento autunnale di Meccaniche della Meraviglia 19 si tiene, dal 26 settembre al 25 ottobre, nel Sottotetto di Palazzo della Loggia, un ambiente straordinario formato da una possente struttura in legno di rovere e larice posto sotto la cupola di piombo dell’edificio, che si estende su una superficie di 1.339 metri quadrati. Qui sarà allestita la mostra dedicata a Marion Baruch.
La personale, dal titolo COTIDIE TRADĔRE, a cura di Ilaria Bignotti, Beatrice Cuccirelli e Camilla Remondina, intende proporre per la prima volta a Brescia la ricerca di un’artista cosmopolita, nota a livello internazionale e conosciuta nei più grandi musei del mondo.
Il percorso espositivo si apre nel piano ammezzato con Ron Ron, un’opera storica datata 1972, composta da un gomitolo di tessuto ed ecopelliccia, una presenza quieta che stimola nel visitatore la sensazione di trovarsi in un ambiente domestico e prosegue con un grande Alveare, una griglia soffice e chiara del 2017, un ulteriore rimando iconico alla casa e alla città, al luogo operoso dove ciascuno compie il proprio dovere per il bene della comunità.
Nell’ampio sottotetto, fluttua Quel che rimane del cielo, un grande lavoro del 2024 in tessuto azzurro, colore che suggerisce la vicinanza alla volta celeste, ma che rende contemporaneamente omaggio alla Città di Brescia. L’opera si unisce a un ideale “laboratorio ricostruito” dell’artista, un vero e proprio “retroscena” formato da molti tessuti e dagli strumenti attraverso i quali le stoffe vengono trasformate in creazioni artistiche.
Nata nel 1929 a Timisoara in Romania, da genitori ungheresi, Marion Baruch ha saputo attraversare avanguardie e linguaggi, inventando pratiche artistiche oggi al centro del dibattito contemporaneo, al punto da ascriverla tra le madrine della performance art, tra le protagoniste dalla fiber art e tra le fondatrici dell’arte partecipata.
La sua storia biografica si intreccia con la sua ricerca creativa. Fuggita dalla Romania, si rifugia prima a Gerusalemme, dove frequenta la Bezalel Academy of Arts and Design, per poi proseguire gli studi a Roma e infine trasferirsi a Parigi. In tutto questo andirivieni di culture, mutamenti, nomadismo sperimentale, Marion Baruch definisce con chiarezza la cifra linguistica più esatta del suo lavoro: il tessuto scartato dal processo produttivo, il tessuto di risulta, ovvero ciò che resta di un abito.
La mostra sarà visitabile solo su prenotazione nei seguenti giorni: venerdì 26 settembre (inaugurazione) dalle 17.00 alle 20.00; sabato 4 ottobre, 10-13 e 15-18; venerdì 10 ottobre, 15-18; sabato 11 ottobre, 10-13 e 15-18; sabato 18 ottobre, 10-13 e 15-18; sabato 25 ottobre, 10-13 e 15-18. Per prenotazioni: info@guidaartistica.com
Rimangono ancora aperte al pubblico le mostre della prima parte di Meccaniche della Meraviglia 19: fino al 19 ottobre, Corrado Bonomi. Il Cardellino, a cura di Alberto Fiz a Puegnago del Garda, Leonesia – Fondazione Vittorio Leonesio e, fino al 14 settembre 2025, Albano Morandi Teatro delle cose minime, a cura di Flaminio Gualdoni, al Museo Mirad’Or a Pisogne sul Lago d’Iseo.
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