Milano. 100 capolavori di Edvard Munch riuniti in una grande mostra a Palazzo Reale sino al 26 gennaio. “Munch. Il grido interiore” racconta il percorso artistico del geniale artista norvegese interprete del tormento e dell’inquietudine dell’essere umano, con opere tra le più iconiche della storia dell’arte.
In occasione dell’80° anniversario della sua morte e dopo ben 40 anni dall’ultima mostra, Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo MUNCH riportano nel capoluogo lombardo la mostra monografica dedicata a uno degli artisti più amati e popolari del secolo scorso: Edvard Munch.
Nel corso della sua carriera artistica Edvard Munch ha esplorato questioni di perenne significato esistenziale e ha sfidato le espressioni dell’arte. In questa ampia mostra, l’arte di Munch sarà esplorata dal 1880 fino alla sua morte nel 1944. La mostra comprende dipinti, disegni e stampe tutti provenienti dal Museo MUNCH.
Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è considerato un precursore dell’Espressionismo, e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano.
La vita di Munch è stata segnata da grandi dolori che lo hanno trascinato ai limiti della follia: la perdita prematura della madre e della sorella, la tragica morte del padre, la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen. Tutto ha contribuito a formare la poetica di Munch, che riuscirà a esprimere, grazie a un eccezionale talento, il suo grido interiore trasformandolo in opere d’arte.
I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore riescono a raggiungere ogni essere umano, trasformando le sue opere in messaggi universali, il malessere esistenziale che affligge ogni essere umano. È questo che ha determinato la grandezza di Munch, rendendolo uno degli artisti più popolari del Novecento.
La mostra, curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, racconta tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e la sua produzione, e lo fa attraverso 100 opere, tra cui una delle versionilitografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), ma anche La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).