lunedì 29 Aprile 2024

Quattro colonne greche nella stazione della metro di Brescia

Brescia. Un’opera permanente di Andreas Angelidakis per SubBrixia arricchisce la collezione di arte contemporanea all’interno della metropolitana della città. Quattro colonne greche nella stazione Bresciadue entra a far parte dell’arte contemporanea che si sviluppa come una grande esposizione pubblica lungo le 17 stazioni della metropolitana di Brescia, promossa da UBI Fondazione CAB, realizzata con Gruppo Brescia Mobilità e Comune di Brescia, con il coordinamento curatoriale di NERO.

Come in un immaginario ritrovamento archeologico, quattro imponenti colonne greche, della lunghezza di 13 metri ciascuna, trasformano i contrafforti che sovrastano la discesa ai binari, offrendo ai passeggeri un ironico viaggio nel tempo.

L’artista ha scelto di intervenire direttamente sugli elementi strutturali della stazione con un ambizioso progetto che ha richiesto una lunga fase di analisi e realizzazione. Andreas Angelidakis, come lui stesso si definisce, è “un architetto che non costruisce”: l’architettura è per lui uno strumento di ricerca per intervenire sulle funzioni, le forme e le specificità dei luoghi, e rivelarne nuovi aspetti e significati. Angelidakis spesso sfrutta l’architettura del passato antico come un modo per decostruire la vita nel presente.

L’opera risponde all’invito di SubBrixia cogliendo negli strati sotterranei della metropolitana una metafora della stratificazione del tempo, un mondo inesplorato dove tutto è possibile: è così che la città antica, Brixia, si sposta all’interno di uno dei luoghi più contemporanei e tecnologici della città.

L’artista rivela come, nel corso delle sue visite a Brescia, sia stato colpito dalle colonne del Capitolium, in cui le parti ricostruite sono state realizzate in mattoni per distinguerle dal marmo delle parti originarie.

Rivestite in lana di roccia e pvc, le colonne di Angelidakis nascono da questa ispirazione per entrare nella dimensione non più cronologica della sua idea di soft ruins, in cui la rovina non è altro che la realtà stessa, nel suo divenire: Le nuovissime colonne d’acciaio della stazione – come afferma l’artista – hanno la libertà di vestirsi di antico, di suggerire una realtà in cui il tempo non è più lineare, in cui il vecchio diventa nuovo e possono essere delle colonne morbide a sorreggere il cielo.

Le opere della serie “soft ruins”, realizzate con blocchi di gommapiuma rivistiti di pvc con stampe digitale, si situano in uno strano limbo tra lo spazio digitale e analogico. Pur avendo operato inizialmente come architetto, dai primi anni Duemila Angelidakis ha smesso di progettare edifici fisici iniziando a lavorare online per creare esperienze virtuali per gli spazi architettonici. La ricerca che sta portando avanti oggi, come BrixiaDue, è molto influenzata dal suo ragionare sui volumi architettonici come fossero dei videogiochi, dove le rovine finisco per essere delle rovine del software.

Note sull'autore

Valerio Gardoni
Valerio Gardoni
Giornalista, fotoreporter, inviato, nato a Orzinuovi, Brescia, oggi vive in un cascinale in riva al fiume Oglio. Guida fluviale, istruttore e formatore di canoa, alpinista, viaggia a piedi, in bicicletta, in canoa o kayak. Ha partecipato a molte spedizioni internazionali discendendo fiumi nei cinque continenti. La fotografia è il “suo” mezzo per cogliere la misteriosa essenza della vita. Collabora con Operazione Mato Grosso, Mountain Wilderness, Emergency, AAZ Zanskar.

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