sabato 20 Aprile 2024

Villa Ormaneto, una dimora scaligera fra passato e futuro

“Molte volte i nomi dei luoghi nascondono storie inimmaginabili e sorprendenti sotto strati dimenticati di memorie collettive e di percezioni di paesaggi storici sedimentati in un tempo lunghissimo. Sono storie che spesso possono riemergere nel nostro quotidiano così distratto e decisamente disabituato ad interrogare il passato che ci circonda.

Storie di uomini lontani nel tempo, delle loro vite e degli stretti legami con gli spazi e con i territori che abitavano, rispettavano e proteggevano, intimamente consapevoli che la sopravvivenza nella loro quotidianità precaria dipendeva quasi esclusivamente da una forzata simbiosi e dagli altalenanti equilibri con un ambiente circostante ostile e precario”.

Ha ragione Andrea Ferrarese autore di un libro storico e molto dettagliato nelle ricerche dedicato a una bella dimora della campagna veronese: “Villa Ormaneto. Insediamento rurale, paesaggio storico e proprietà fondiaria in una corte dominicale ad Isorella di Cerea tra XV e XVIII secoli” pubblicato anche grazie al contributo di Cassa Padana.

In questo angolo della campagna veronese, a due passi da Cerea e Legnago, le secolari vicende dell’insediamento di Isolella, piccola isola nel mare della bassa in cui le acque erano regine, lasciano intravvedere alcune immagini di un passato remoto in cui “fortune e sventure, scelte e costrizioni hanno a lungo coabitato, temprando generazioni di uomini”.

Villa Ormaneto nel passato era un casino di caccia del 1300 appartenuto alla famiglia degli Scaligeri. Cangrande della Scala, signore di Verona e famoso condottiero della fazione ghibellina, la assegnò al suo Prefetto Generale della Caccia, Zonta Ormaneto, da cui prende il nome. L’edificio attuale, settecentesco, conserva le caratteristiche architettoniche dell’epoca che cercavano proporzioni armoniose.

Gli eruditi veronesi che a partire dal secondo Cinquecento ebbero modo di occuparsi della famiglia de Ormanetis ne decretarono la sua origine da Prato grazie ai due monumenti funerari che al tempo erano presenti nella chiesa veronese di Santa Maria in Chiavica. In particolare, le iscrizioni poste sui due sarcophaga di Zonta de Ormanetis (morto nel 1340 ) e del figlio Avogaro (morto nel 1396) evidenziavano il legame con la terra d’origine.

Siamo nelle terre piane, nella liquida bassa, a una mezz’ora di strada da Verona. In lontananza, oltre il viale alberato, si scorge il binario che collega Bovolone a Cerea. Nessun rumore. Solo il fruscio delle fronde al tiepido vento di primavera.

Villa Ormaneto, bell’esempio di villa veneta, appare come un incanto in queste terre. Non mette soggezione. Vive serena avvolta dal suo parco secolare di un paio di ettari dove svettano fra i tanti alberi maestose noci del Caucaso, una magnolia di 200 anni, un carpine bianco ultrasecolare. E’ questa, oltre alla bellezza, una delle sue più grandi qualità: essere uno di quei luoghi magici che ti fanno sentire bene.

Tutto merito del raffinato restauro, durato una decina d’anni, voluto e seguito in prima persone dalle padrone di casa – Camilla de Santi con sua madre Grazia Fabricci – se Villa Ormaneto oggi continua a custodire l’anima della grande casa rurale a due passi dalla città. Una dimora d’altri tempi in cui, anche da ospiti, ci si sente a casa.

Un tempo dimora di caccia, oggi Villa Ormaneto fa parte dell’Associazione Ville Venete dell’Adige, è un hotel di charme, con poche camere una diversa dall’altra e che danno tutte sul parco, e ha un raffinato ristorante che coniuga la cucina veneta con la modernità, risultato di un percorso fatto insieme a produttori, artigiani e vignaioli che proprio come Camilla e Grazia hanno a cuore la qualità e i valori della tradizione.

Il parco custodisce anche una chiesetta, dedicata a San Michele Arcangelo, protettore dell’agricoltura, della legalità e delle forze dell’ordine, dove è ancora possibile celebrare riti religiosi e dove ogni 29 settembre si conclude la processione che ringrazia il cielo del raccolto di stagione.

Chiunque varchi il suo ingresso, non resiste a volerne conoscere la storia. E’ successo anche alla famiglia De Santi, 25 anni fa, quando se ne innamorò, anche se era ormai in rovina, e l’acquistò. E’ da qui, da questi sentimenti che nasce questo libro: voler conoscere la storia di Villa Ormaneto per poi poterla tramandare e condividere con amici e ospiti.

“Abbiamo allora voluto raccogliere le tante storie che questa villa ha ospitato in un volume accurato e approfondito”, spiega Camilla De Santi, per non disperdere nulla di questo prezioso valore. Gli aneddoti delle famiglie che si sono susseguite; le storie di un territorio intero e del suo paesaggio, gli usi e i costumi di allora e di oggi; le varie vicende per le quali la villa è stata scenografia muta ma presente, e che su questi muri si sono sedimentate.Per la nostra famiglia, essere parte della storia di Villa Ormaneto vuol dire rispettarne il passato e condividere il presente con tutti voi”.

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