giovedì 28 Marzo 2024

Alla fiera “dentro casa” di Brescia i cavalli di Marco Mayer

Nella “quattro giorni” di “Dentro Casa” che si conclude con il 12 ed il 13 novembre, ci sono anche i cavalli dell’apprezzato artista bergamasco Marco Mayer, nel molteplice modo in cui, dal suo carisma compositivo, risultano diffusamente interpretati in pittura ad olio, in disegno a carboncino, nei bassorilievi di fibbie e di medaglioni, ed in scultura, sia in bronzo che in argilla.

A Brescia, nell’annuale manifestazione fieristica, dedicata alla raffinata cura degli insediamenti abitativi, esiste anche una traccia prettamente artistica per valorizzare quella attenta sollecitudine che è applicata agli spazi interni dove si instaura il possibile accasarsi di una personale ambientazione, ispirata anche al riscontro di un appagamento che è contestualizzato nell’esternazione di un dato elemento creativo di connotazione.

In questo caso, si tratta del dare visibilità alla riuscita interazione dell’esemplare equestre con la vita dell’uomo, come da retaggio storico e culturale, colto nella perdurante sintesi prospettica del suo esplicarsi attraverso il tempo, secondo il differente coniugarsi di tale quadrupede in aderenza alla versatilità di un ingaggio che può ritenersi pure implicito alla visione artistica che Marco Mayer esercita, da molti anni, nella sua qualificata produzione espressiva.

Pezzi unici, dedicati al cavallo, presenti nello stand espositivo “C48” di “Dentro Casa Expo 2022”, presso il “Brixia Forum” del capoluogo bresciano, in via Caprera, poco distante dal casello automobilistico di Brescia Ovest, in occasione del frequentato riproporsi di quest’appuntamento fieristico che osserva orari d’apertura dalle ore 10 alle ore 19.

Marco Mayer porta in fiera anche le sue amazzoni, insieme ai cavalli, in modo che il tema equestre è ulteriormente sviluppato anche in un’eco di leggendaria ascendenza, rispetto all’ultima frontiera di quel vago mistero che si attaglia all’antica tradizione del cavallo come sembra propria di una più remota e, certamente, fascinosa poetica di consistenza.

Tale innesto entra in scena con volti femminili e, talvolta, grazie ad intere figure femminee, in adamitiche compresenze accostate al cavallo che ne definisce graficamente il loro proporsi entro l’efficacia di un cromatismo d’ascendenza espressionista, per gestualità e vigore del tratto figurativo, ravvisabile, a sua volta, nella estemporaneità di un voluto scenario fuori dal tempo ed adatto ad ogni stato d’animo che ne colga il richiamo calzante ad una libera funzionalità, atta a percepirne l’insieme rappresentato, sui passi della sensibile mediazione artistica alla quale è in una diretta e coerente corrispondenza.

Una mediazione che si sviluppa disinvoltamente anche nella gestione del colore, al punto da virare pure in scelte esclusive, per le quali, prevale una caratterizzazione cromatica dominante nell’opera che è rappresentata, con una ricorrente pacatezza spensierata, fuori da ogni speculazione spinta fino all’eccesso, in modo da esprimere una composta serenità di fondo che celebra sensazioni oniriche nell’incombere di un tal colore, attraverso la sua armoniosa compenetrazione, definita, con leggiadria, in correlate sfumature ed in affascinanti risalti coloristici.

Analogamente che nella pittura ad olio, su tela, come nei carboncini su pregiata carta “Fabriano”, anche nella scultura di quest’autore si dirama, nella rispettiva tecnica compositiva praticata, la sinergia di un affascinante tributo al cavallo, traslato nella nobiltà di una proiezione espressiva dove si staglia l’elevata considerazione verso questo animale che si è dimostrato, per così dire, “capace di tutto”, nell’accompagnare la volontà dell’uomo a far fronte al proprio tempo.

Finalmente uscito di scena dai campi di battaglia, con l’ultima carica di cavalleria sul fronte russo, guidata vittoriosamente, il 24 agosto 1942, dal bresciano Alessandro Bettoni Cazzago (1892 – 1951), a Isbuscenskij, il cavallo, ha, via via, conosciuto, quell’avvicendamento di ruoli che, nel liberarsi pure dal giogo dei lavori agricoli, quale forza a motore, pare si sia sempre più qualificato in quella intrigante prestanza sportiva, amatoriale e agonistica, che è divenuta anche sinonimo di fortunate gemmazioni a corollario di attrattive agrituristiche, nell’implementata rivisitazione di enclavi paesaggistiche, come pure di insperate peculiarità di discipline formative, a completamento di articolate ispirazioni educative, e di ambiziose attività coadiuvanti, codificate nella ippoterapia, senza con questo mandare in soffitta, le tradizionali versioni culturali che, del cavallo, esplicitano accentuazioni tanto folcloristiche, di luogo in luogo, come anche cinematografiche, per via dell’epopea “western”, spaziando anche nell’elaborazione concettuale letteraria, con le più impegnative referenze simboliche e liriche.

Tutto ciò è sondato dalla solida testimonianza artistica di Marco Mayer, con studio a Bergamo, in via Talamone 7, al quale poterlo contattare allo 035/312522, per la quale sua convinta stilistica è disponibile una esemplificazione effettiva in questa nota fiera bresciana, ennesimo ambito, per lui, d’interazione a cui ha partecipato, dopo aver sostanziato numerose mostre personali ed aver proficuamente contribuito anche alla riuscita di esposizioni collettive, oltre che a potersi reputare nella permanente di parecchie collezioni private e ad emergere in pubblicazioni di settore come, ad esempio, quella del “Circolo Artistico Bergamasco”, nell’edizione dei centodieci anni decorsi dalla fondazione, nel 2005, dove, fra l’altro, di Marco Mayer, è pure attestato che “(…) svolge uno studio ed una ricerca approfondita di tutte le razze equine, dando sfogo alla sua creatività, raffigurando cavalli e cavalieri in tutte le situazioni, dalle più tipiche, alle più originali, in diverse tecniche, dal carboncino, fino al bassorilievo e alla scultura in cotto e in bronzo, sia di piccole che di grandi dimensioni (…)”.

Note sull'autore

LucaQuaresmini
LucaQuaresmini
Ha la passione dello scrivere che gli permette, nel rispetto dello svolgersi degli avvenimenti, di esprimere se stesso attraverso uno stile personale da cui ne emerge un corrispondente scibile interiore. Le sue costruzioni lessicali seguono percorsi che aprono orizzonti d’empito originale in sintonia con la profondità e la singolarità delle vicende narrate.
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