sabato 20 Aprile 2024

La linea del tempo

Vincenzo Quaresmini, titolare, con Antonio Pasinetti, del “Giornale della Provincia Bresciana”, pubblicava, nella stampa di questo mezzo d’informazione del 6 novembre 1836, una serie di “poche osservazioncelle o pronosticazioni metereologiche in forma di brevi e curiosi aforismi”, tra i quali, ad esempio, i particolari esperienziali di una lettura del tempo, funzionale al poter considerare che: “Se il sole tramonta in nubi oscure è indizio di vicina pioggia. Se alla mattina il sole s’innalza da oscure nubi è, similmente, indizio di cambiamento di tempo. Se, dopo la pioggia, scorgesi l’arcobaleno, a ponente, è indizio di buon tempo. Se, all’opposto, appare l’arcobaleno da levante, indica pioggia”.

Punti direzionali, ritenuti di rilievo anche per la corsa del vento, dal momento che, per quello di nord ovest, era, parimenti, scritto che “Il vento che alla sera, spira da Maestro, indica continuazione di buon tempo”.

Ancora, seguendo i capricci di Eolo, altre declinazioni dei fenomeni naturali, intercettati nell’etere, erano esplicitate in corrispondenza con altrettanti aspetti sommari, riferiti con il dettagliare che “Se il vento spira nella giornata secondo il corso del sole, si può assicurare che il tempo sarà buono. Se il vento di levante che spira col levarsi del sole, continua nella sua direzione anche dopo il mezzodì, si può predire cangiamento di tempo. Il vento costante di levante, indica continuazione di pioggia”.

In quella prima metà del Diciannovesimo secolo, tra le manifestazioni, proprie del volto caratteristico di certe stagioni, anche il comporsi nebbioso di brume impenetrabili, ai tempi nostri divenuto, a quanto pare, invece, sempre più raro ed evanescente, aveva un ruolo valevole di attenzione, secondo una interpretazione che vi risultava corrispondente, per la quale: “La nebbia d’ordinario lascia il tempo come trova, ma se dura per tre giorni, si può aspettare la pioggia”.

Altre affermazioni, sembrano speculari ad un comune sentore, all’apparenza significativo di un patrimonio acquisito e di facile sentenza a priori, come nel responso predittivo che “Se, al tramonto del sole, l’aria è rossa, è indizio di buon tempo. Se la luna è circondata da un cerchio detto alone, si aspetti vicina la pioggia”.

Con uno sguardo, invece, più rivolto alla terra, ulteriori considerazioni erano elevate all’indirizzo dello stabilire una certa probabilità, nello specificare, pure, ad esempio, che “Se all’autunno le foglie degli alberi tardano a cadere, indicano un inverno umido e rigido”, quale rigore stagionale anche preannunciato dal fatto che “Se la (uva) spina bianca, abbonda di bacche, l’inverno sarà aspro”, mettendo, al contrario, in guardia, rispetto a tutt’altra virulenza della stagione fredda, nel caso che si rilevasse che “Se l’inverno corre dolce e piovoso, il freddo sopravviene nei mesi di aprile e di maggio”.

Anche qui, passa un noto adagio popolare, altrimenti espresso nel confermarvi il concetto, declinato nel formulare telegraficamente quella medesima attinenza che risulta implicita fra la vocazione agricola e gli stessi campi coltivati, se innevati, quando interessati, quindi, a tale fugace connubio di metereologica pertinenza, e cioè “Se l’inverno è nevoso puossi sperare buona raccolta”.

Nella valorizzazione degli elementi naturali, mediante i quali si svela una serie di altre manifestazioni a cielo aperto, come le stesse possono apparire indicizzate negli aspetti codificati entro l’intreccio di una composita coesistenza, non manca il rilievo, invece, assicurato al resto delle stagioni, come, si riscontra dalla lettura di quanto precisato a riguardo del poter presagire che “Se nella Primavera, tuona prima che gli alberi mettano le foglie, deesi aspettare un ritorno di freddo; Se l’estate è asciutta e calda, sin dopo la fioritura del grano e dell’uva, e dappoi temperata da qualche propizia pioggia, è assicurata una buona raccolta ed un’abbondante vendemmia; Se l’estate è piovosa, e fresca, scarsa sarà la raccolta e la vendemmia, e succederà un freddo inverno; Se l’estate è umida, nella successiva avrassi abbondanza di foglie di gelsi, e viceversa; Se, all’opposto, è asciutta avrassi abbondanza dei loro frutti e così dicesi delle altre piante fruttifere”.

Curiosità, divagazioni d’insieme, amenità di letture, in quell’evasività, coesistente con notizie ed aggiornamenti di quei giorni lontani, che si radicava nella diretta condivisione asservita al territorio contraddistinto da un correlato scibile, che si compenetravano con quanto, esplicitato sotto la testata di questa pubblicazione, la versione grafica della sua intitolazione editoriale procedeva con il pure rimarcare che “Questo giornale, oltre alle notizie politiche più interessanti, contiene le notificazioni governative, gli atti officiali e gli editti giudiziari di questa provincia”.

Un indirizzo che non aveva mancato di interessare, circa un triennio dopo, rispetto alla summenzionata edizione di stampa, anche le sorti del giornale stesso, nel merito della tipografia che lo partoriva, come era capitato attraverso quell’inserzione pubblicata sul medesimo “Giornale della Provincia Bresciana” di giovedì 11 aprile 1839, offrendo, implicitamente, uno spaccato della realtà editoriale dell’epoca, in quel di Brescia, rispetto ad un mezzo di informazione, osservato nella sua sede e caratterizzazione: “Avviso di vendita amichevole.La Tipografia della Minerva Bresciana, condotta fin qui dalla ragione commerciale Pasinetti e Quaresmini è posta complessivamente in vendita, da trattarsi nell’ufficio di questo Stabilimento posto a Brescia dietro alla Loggia, nel locale dell’Imperial Regia Pretura Urbana.

Essa è fornita in copia di caratteri recentissimi, di torchi da stampa, di macchine e di tutti i relativi utensili ed arredi, oltre ai torchi, ferri ed altri arnesi da legar libri, tagliar carte ecc.., che ne rendono prontissimo e pieno l’esercizio e che pel corso di quarant’anni poterono meritarle assoluta preferenza, tanto dai privati, quanto dagli uffici pubblici della Città e della Provincia.

La situazione di questo Stabilimento non potrebbe essere più favorevole per i rapporti interni della Città, essendo posta nella sua parte più popolosa, più commerciante e più centrica; ed i Locali che li sono dedicati in numero di oltre a dodici, tutti terranei, con grandiosa bottega verso strada, e con vasti sotterranei e solaj, la rendono atta ad ogni più vasta impresa Tipografica, ed alla più agiata conservazione e commercio sul luogo delle proprie produzioni.

La vendita di questa tipografia comprenderà la cessione di tutte le corrispondenze tanto in Italia, che all’estero, come pure la trasmissione dei contratti, degli altri privilegi che le competono, e che saranno da questo giorno ostensibili agli aspiranti agli aspiranti nell’Ufficio suddetto, unitamente a tutti gli altri effetti che la costituiscono. Brescia, 6 aprile 1839. Antonio Pasinetti, Eredi Quaresmini del fu Vincenzo”.

Note sull'autore

LucaQuaresmini
LucaQuaresmini
Ha la passione dello scrivere che gli permette, nel rispetto dello svolgersi degli avvenimenti, di esprimere se stesso attraverso uno stile personale da cui ne emerge un corrispondente scibile interiore. Le sue costruzioni lessicali seguono percorsi che aprono orizzonti d’empito originale in sintonia con la profondità e la singolarità delle vicende narrate.

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