Brescia – La pandemia da Covid-19, manifestatasi in Cina nel dicembre del 2019 e poi dilagata in tutto il pianeta, ha scatenato i suoi effetti più feroci e devastanti nelle province di Bergamo e Brescia.
Da sole, a fine aprile 2020, contavano la metà dei morti da Coronavirus di tutta la Lombardia, che a sua volta aveva la metà dei morti dell’intera Italia.

Il libro di Massimo Tedeschi, giornalista e scrittore bresciano, ricostruisce, con una grande quantità di testimonianze e dati, quello che è accaduto fra la fine di febbraio e la conclusione del lockdown.
Tra errori, eroismi, lutti, paure e ansia di rinascita, l’obiettivo è provare a capire perché questo flagello si è abbattuto proprio sul cuore più moderno e produttivo della Lombardia, dove il numero di morti è paragonabile, considerando le vittime civili, a quello della Seconda Guerra mondiale.
Un diario postumo, una fotografia del periodo tremendo vissuto da due province diventate epicentro del collasso mondiale.
Fra Bergamo e Brescia, poli industriali d’Italia e d’Europa «l’incontro fra modernità arrembante e minaccia atavica del virus ha prodotto un corto circuito, un collasso organizzativo, una tragedia collettiva e una mobilitazione senza precedenti».
Martedì 30 giugno Il grande flagello. Covid-19 a Bergamo e Brescia, edito in questi giorni da Morcelliana-Scholé (pp. 327, euro 19.90) è stato presentato a Brescia.